76 trilioni di dollari di PIL in meno ...
“The Basel Committee on Banking Supervision (BCBS) has estimated that at the end of 2015, real GDP levels for its member countries was 30% below its pre-crisis trend – a loss of over USD 76 trillion.” Questi sono i costi derivanti dalla Grande Crisi Finanziaria (76 trilioni!) citati da Pentti Hakkarainen, Membro del Supervisory Board della BCE, nel corso di una prolusione intitolata “Banks in shackles - myth or reality?” (ed alla quale potete accedere, direttamente dal sito della BCE, cliccando qui).
Le banche europee si lamentano spesso dei maggiori oneri che sono stati loro imposti a seguito dell’evoluzione del quadro di regole nel quale esse sono oggi costrette ad operare (e le banche italiane primeggiano in tali lamentele) dimenticando, però, gli enormi costi sociali che taluni banchieri incapaci e disonesti hanno determinato a carico dei sistemi economici e sociali nei quali essi hanno prosperato. Le nuove regole hanno indotto le banche ad una minore miopia nel prezzare i rischi ed hanno permesso una riduzione significativa del costo della raccolta, mentre le politiche monetarie espansive hanno fornito loro supporti di liquidità di entità tale da risultare inimmaginabile all'inizio della GCF.
Riusciranno le banche a far recuperare questi 73 trilioni di dollari di prodotto interno andato in fumo? Probabilmente si, se esse verranno ben governate. Come rilevato da Hakkarainen: “What then explains the success of some banks? It is the way they are managed and governed. Those that more effectively steer the bank towards a well-specified set of long-term objectives end up doing better. This means keeping a close eye on the detailed drivers of income and costs – and to use sophisticated ways of pricing products in a sustainable but competitive way.”
What else?