L'Italia e l'Europa
Il rapporto tra l'Italia e l'Europa è contraddistinto, forse da troppo tempo ormai, da odio ed amore. Quasi nessun italiano riesce a sfuggire a questa tipizzazione del rapporto con l'Europa, mentre altri europei sono probabilmente, forse da sempre, più marcatamente focalizzati sul fronte dell'amore o dell'odio per l'Europa (e/o per l'Italia).
Il Governatore della Banca d'Italia, dott. Ignazio Visco, ha dedicato all'Europa un'intero capitolo della sue Considerazioni Finali sul 2018 (cfr. "L'Italia e l'Europa"), - che potete scaricare direttamente dal sito della Banca d'Italia cliccando qui - un capitolo molto interessante e rappresentativo di un approccio concreto e realistico al futuro dell'Europa. E' utile leggerlo con grande accuratezza per comprendere se e come l'Unione Europea può farcela ad andare avanti su un piano più elevato e meglio strutturato rispetto a quello attuale.
La lettura delle Considerazioni Finali evidenzia, tra l'altro, che è indispensabile un rafforzamento dell'Unione Bancaria e che nessuna soluzione "autarchica" è possibile. Ma anche le critiche all'Unione Europea, in esse contenute, sono molte, alcune delle quale radicate anche nell'esperienza diretta della Banca d'Italia, tali da rappresentare un'agenda di lavoro tecnicamente ben calibrata per aiutare l'attuale Governo - che, come evidenziano le cronache, non pare ancora perdutamente innamorato della Banca d'Italia - nella difficile fase di lavoro post elezioni europee.
Tra i molti temi toccati dal Governatore (ma, per favore, leggetevi tutto) meritano di essere ricordati la necessità che l'Europa si doti di mercati pienamente integrati, definisca politiche economiche condivise, predisponga strumenti di intervento che consentano di affrontare eventuali situazioni di difficoltà dei Paesi membri, definisca regole e istituti per la gestione efficace delle crisi bancarie, mantenga l'attuale trattamento prudenziale delle esposizioni sovrane, contribuisca, con azioni positive, alla riduzione del debito pubblico dei paesi membri, promuova lo sviluppo e la costruzione di mercati unici e definisca un bilancio e delle politiche fiscali adeguate ad un mondo ormai molto diverso rispetto anche solo a quello di dieci anni fa. Insomma, tutto ciò che serve per predisporre un'agenda sulla quale l'Italia, volente o nolente, deve prendere una posizione nell'interesse del Paese e del suo sistema finanziario.
"L’appartenenza all’Unione europea è fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile: è il modo che abbiamo per rispondere alle sfide globali poste dall’integrazione dei mercati, dalla tecnologia, dai cambiamenti geopolitici, dai flussi migratori. La crescita istituzionale dell’Europa ha accompagnato quella economica di tutti i paesi del continente: ha aperto un mercato più ampio alle imprese e ai consumatori, reso disponibili maggiori fondi a sostegno delle aree svantaggiate, facilitato la cooperazione in campi strategici, garantito un quadro di stabilità monetaria. Saremmo stati più
poveri senza l’Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario."
Le Considerazioni Finali non dovrebbero essere un cahier de doléances: il realismo dell'analisi svolta dal Governatore evidenzia, con appropriatezza, che non possiamo immaginare di vivere a lungo in un'Europa ripiegata su sè stessa, occupata unicamente a tamponare problemi globali con strumenti locali, senza una visione positiva del ruolo dell'Europa nel ridurre il peso del debito e nell'incentivare il progresso economico e culturale di quello che, ci piaccia o no, è comunque il nostro Continente.