Alcune carenze di cultura digitale
Il Governatore Visco ha sintetizzato le principali esigenze della nostra economia nell'intervento svolto, lo scorso 13 giugno, presso la consultazione nazionale promossa dal Governo ("Le prospettive e le necessità di riforma dell'economia italiana", che potete scaricare cliccando qui).
Tra gli altri punti, il Governatore ha citato la necessità che si persegua "... lo sviluppo delle infrastrutture e dei settori ad alto contenuto innovativo. La rete fissa a banda larga ultraveloce, ad esempio, raggiunge ancora meno di un quarto delle famiglie italiane, contro il 60 per cento della media europea, e con una penalizzazione particolarmente accentuata nel Mezzogiorno; nelle valutazioni della Commissione europea l’Italia è solo al diciannovesimo posto tra i paesi dell’Unione per grado di sviluppo delle connessioni."
Il lockdown ha mostrato con chiarezza quanto sia importante poter consentire la prosecuzione delle attività lavorative a distanza. Dovrebbe essere però considerato che lo sviluppo delle infrastrutture è direttamente correlato con uno stile di vita digitale che, in Italia, è ancora poco diffuso, e non solo per la carenza di offerta di strutture tecnologiche.
Nel corso degli ultimi venti anni la rivoluzione digitale non è stata colta appieno nel suo valore economico e sociale. Il sistema bancario, per primo, ha considerato Internet un "canale di distribuzione" e non, invece, un nuovo stile di vita e di pensiero della clientela. Il problema, quindi, non sono le infrastrutture digitali, ma la cultura digitale senza la quale non si crea domanda e innovazione.
Senza che qualcuno spieghi meglio cosa significhi rivoluzione e libertà digitale, le infrastrutture tecnologiche continueranno ad essere considerate un canale di distribuzione in più e non, invece, un mondo completamente diverso di relazioni e di possibilità di conduzione degli affari correnti della nostra società.