Varie
24, Jan 2018

Come andrà l'economia del Paese?

Le ultime proiezioni elaborate dalla Banca d'Italia nel Bollettino Economico (cfr. cap. 2.10) meritano di essere meditate con accuratezza.

In primo luogo, è necessario considerare la dinamica attesa per le principali variabili esogene poste a base del modello. Lo scenario tassi muta significativamente: nel triennio 2018-2020: sia l'Euribor a tre mesi che il tasso sui BOT ad 1 anno aumenterebbero di 0,6 p.p., sino allo 0,3%, mentre il tasso sui BTP a 10 anni si eleverebbe di 1,1 p.p., sino al 3,2%. Il prezzo del petrolio aumenterebbe a $ 66 nel 2018 per poi ridiscendere progressivamente sino a $ 60 nel 2020. Il cambio dollaro/euro permarrebbe pari ad 1,20 nell'intero triennio. Si tenga presente che queste "ipotesi tecniche" sono state desunte dai dati di mercato e che esse risultavano già modificatesi, ed in misura significativa, rispetto alle precedenti assunzioni poste a base delle previsioni che la Banca d'Italia aveva diffuso lo scorso 15 dicembre nell'ambito dell'esercizio coordinato dall'Eurosistema.

Il PIL italiano aumenterebbe dell'1,4% nel 2018 e di un più contenuto 1,2% in ciascuno degli anni del successivo biennio.

Sarebbe la domanda interna a trainare la crescita. L'espansione attesa delle esportazioni (3,4% nel 2018, 3,1% e 3,0% nel biennio successivo) verrebbe infatti compensata da un significativo sviluppo delle importazioni (4,2% nel 2018, 2,9% e 2,3% nei due anni successivi) che " ... seguirebbe l’andamento degli investimenti produttivi e delle esportazioni, che rappresentano le componenti di domanda caratterizzate da un più elevato contenuto di beni importati.". Ma come si evolverà la competività all'export delle imprese italiane? Dopo la crescita dell'1,2% nel 2017, essa dovrebbe purtroppo ridursi dell'1,3% nel 2018 per poi mantenersi sostanzialmente costante nel biennio successivo (0,1% nel 2019 e nel 2020). 

Per quanto concerne la domanda interna, i consumi delle famiglie (1,4% nel 2018, 1,0% e 0,9% nel biennio successivo) beneficierebbero del miglioramento atteso nel mercato del lavoro e dai contenuti tassi di interesse reali. Gli investimenti fissi lordi (4,3% nel 2018, 2,2% ed 1,2% nel biennio successivo) beneficierebbero della prospettive della domanda e dal permanere di condizioni finanziarie accomodanti. In particolare, la dinamica degli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (6,5%, 2,7% ed 1,4%) " ... beneficerebbe anche dell’effetto dell’estensione degli incentivi fiscali inserita nella legge di bilancio; l’anticipo della spesa indotto da tali misure si tradurrebbe in un rallentamento di questa componente nel biennio successivo. Proseguirebbe, seppure a ritmi più contenuti, anche la ripresa della componente in costruzioni, grazie al rafforzamento del mercato immobiliare e all’apporto degli investimenti pubblici.". 

La variazione delle scorte è attesa fornire un contributo pressochè nullo alla dinamica del prodotto (-0,1% nel 2018 e 0% nel biennio successivo)

L'inflazione (1,1% nel 2018, 1,5% ed 1,6% nel biennio successivo) verrebbe attenuata nel 2018 dall'esaurirsi dell'effetto del rincaro dei beni energetici e alimentari (forse atteso in misura troppo pronunciata) e risentirebbe delle graduale risalita dei salari e dal venire meno degli sconti contributivi per le assunzioni a tempo determinato. "L’effetto sul costo del lavoro per unità di prodotto verrebbe attenuato dal recupero ciclico della produttività. I margini di profitto del settore privato si
espanderebbero complessivamente per poco meno di un punto percentuale nel triennio di previsione, sospinti dal rafforzamento della domanda; alla fine dell’orizzonte previsivo avrebbero recuperato circa metà della caduta registrata tra il 2008 e il 2012."

Prosegue la crescita lenta, faticosa e fragile (ma si spera solida, grazie all'apporto atteso degli investimenti) del Paese. Non sono previsioni che mettono allegria, ci attendono ancora anni sostanzialmente piatti, le rivoluzioni che altrove danno energia e spinta all'economia (digital, health care, ricerca universitaria, brevetti) da noi vengono considerate incidentali, di secondo livello, forse troppo immateriali per la nostra cultura del bello e del vivere bene.

Ma non possiamo ignorare che queste previsioni prudenziali siano sottoposte a fattori di rischio di peso rilevante e così riassumibili:

- prosecuzione dell’attuale fase di elevata fiducia delle imprese (e, aggiungiamo, delle famiglie);

- rafforzamento nel nostro Paese di politiche economiche "... in grado, da un lato, di favorire la crescita dell’economia nel lungo termine, sostenendo le scelte di investimento e di consumo e, dall’altro, di assicurare credibilità al percorso di riduzione del debito pubblico, sfruttando il momento favorevole dell’economia globale";

-  ripresa dell’economia mondiale, che "...potrebbe risentire dell’acuirsi delle tensioni geopolitiche e dell’incertezza circa l’evoluzione futura delle politiche economiche, con ripercussioni negative sull’espansione del commercio mondiale";

- volatilità dei mercati azionari e finanziari, dato che "... un deterioramento del quadro internazionale o mutamenti inattesi nelle politiche economiche adottate nelle principali aree potrebbero tradursi in aumenti della volatilità dei mercati finanziari e dei premi per il rischio, incidendo sulle condizioni finanziarie e sulle decisioni di consumo e di investimento";

Ciascuno di questi fattori dovrà essere considerato attentamente nel corso del prossimo triennio. L'auspicio è che la gestione di questi rischi non avvenga ex-post e con i soliti fattori di mitigazione italici quali il ricorso allo Stellone o a San Gennaro, ma sia svolta ex-ante.

E nel caso in cui almeno uno di tali fattori di rischio si manifesti in misura significativa, la gestione di esso non dia avvio alla risoluzione dell'economia del Paese ma, al contrario, consenta l'elaborazione di nuove strategie capaci di avviare la rivoluzione economica che, a differenza di altri Paesi, non abbiamo visto nell'ultimo decennio.