Alcune osservazioni sul Fondo nazionale di risoluzione
Il Fondo nazionale di risoluzione (FNR), istituito alla fine del 2015 dalla Banca d’Italia, ha recentemente pubblicato il proprio rendiconto annuale relativo al 2017. La lettura del documento presenta molteplici profili di interesse.
In primo luogo, esso fornisce dati ed informazioni utili per meglio comprendere i delicati interventi di risoluzione che esso ha, purtroppo, dovuto compiere a favore di Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Chieti e Cassa di Risparmio di Ferrara che, nel loro insieme, hanno assorbito risorse del Fondo per complessivi euro 4,7 miliardi. Come noto, le risoluzioni delle quattro banche si sono concluse nel 2017 mediante la cessione delle prime tre banche citate, per la porzione in bonis, ad UBI Banca e della quarta (anch’essa riportata in bonis) a BPER Banca.
In secondo luogo, il bilancio del FNR risoluzione evidenzia quali sono i potenziali oneri futuri che il sistema bancario italiano dovrà affrontare nel corso dei prossimi esercizi, che possono essere così sintetizzati:
- il ripianamento del fondo di dotazione che, al 31 dicembre 2017, risultava di segno negativo per euro 795 milioni;
- il rimborso del finanziamento ponte al FNR in essere per circa euro 1,2 miliardi di euro;
- l'eventuale escussione delle garanzie concesse a favore di un pool di banche italiane sui finanziamenti da queste erogati alla controlla REV a fronte della cessione di sofferenze per complessivi euro 2.028 milioni, il cui rischio di escussione viene considerato, allo stato attuale, non sussistente (cfr. pag. 23 del Rendiconto);
- il soddisfacimento di obblighi di indennizzo connessi con le garanzie su rischi legali e sulle violazioni delle rappresentazioni e delle garanzie contrattuali rilasciate ad UBI Banca ed a BPER Banca per un importo massimo, al netto delle franchigie, di euro 684 milioni;
- il soddisfacimento di ulteriori garanzie rilasciate a favore di UBI Banca e BPER Banca che, allo stato, non risultano quantificabili e sono prive di un limite massimo.
Inoltre, come ricordato anche nella premessa del Rendiconto 2017, il 31 dicembre 2023 il Fondo nazionale di risoluzione dovrà apportare al Fondo di risoluzione unico europeo risorse (presuminilmente al netto di qualsiasi passività e rischio pregressi) per circa euro 5,7 miliardi, dei quali euro 1,5 miliardi già versati. Questo significa che al netto:
i) di eventuali ed auspicabili componenti positive connesse alle performance della controllata REV;
ii) delle eventuali plusvalenze connesse al possesso dei detachable coupons, che consentiranno al FNR di partecipare agli extrarendimenti dei portafogli di crediti ceduti dalle ex banche ponte nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione;
il Fondo nazionale di risoluzione potrebbe essere chiamato a raccogliere, nel corso dei prossimi sei esercizi (2018-2023), risorse finanziarie che oscilleranno fra:
i) un minimo di euro 5,9 miliardi - dei quali 795 milioni per il ripianamento del deficit 2017, euro 4,2 miliardi quale obiettivo residuo di contribuzione al Fondo di risoluzione unico ed euro 1,2 miliardi di rimborso del finanziamento ponte al netto dei 241 milioni di disponibilità liquide;
ii) un massimo teorico di euro 9,5 miliardi (senza considerare l'escussione delle cd. “ulteriori garanzie rilasciate a favore di UBI Banca e di BPER Banca”) costituito dai fondi di cui al punto i) cui si sommano l'eventuale integrale escussione delle garanzie prestate ad UBI Banca e BPER Banca (684 milioni), l'eventuale integrale escussione delle garanzie a favore dei finanziatori di REV (circa 2 miliardi) ed almeno una tranche di contribuzione ordinaria da trattenere in seno al FNR al fine di assicurare la presenza di un fondo di dotazione di segno positivo (posto pari ad euro 748 milioni, entità della contribuzione ordinaria del 2017).
In termini di oneri a carico delle banche ciò potrebbe significare, prudenzialmente e nella peggiore delle ipotesi, oneri che oscilleranno da un minimo di euro 1 miliardo sino ad un massimo di euro 1,6 miliardi di euro in ciascuno dei prossimi 6 esercizi (in luogo dei circa 700 milioni di contribuzioni ordinarie da girare, al termine di ogni esercizio, al SRF europeo).
Per ultimo, se non abbiamo compreso male, gli interventi di risoluzione a favore delle 4 banche citate hanno sinora determinato oneri diretti a carico del FNR per circa 4,7 miliardi (esattamente la somma dei risultati economici degli esercizi 2015, 2016 e 2017 del Fondo), dei quali 3,7 miliardi già liquidati dal sistema bancario: manca, come già rilevato, la restituzione del finanziamento in essere che, al netto della cassa, ammonta ad euro 1 miliardo e dovrà essere rimborsato in quattro anni. Se dovessero attivarsi le garanzie rilasciate a favore dei due gruppi bancari acquirenti, allo stato attuale solo una mera e lontana ipotesi, il FNR potrebbe essere costretto teoricamente a rilasciare nel tempo ulteriori 2,7 miliardi di risorse, così come se le garanzie a favore di REV dovessero essere progressivamente escusse, potrebbero teoricamente determinarsi ulteriori oneri per circa 2 miliardi. In buona sintesi, allo stato attuale la risoluzione delle quattro banche ha determinato costi a carico del FNR (e, quindi, delle banche italiane) pari a complessivi euro 4,7 miliardi (dei quali circa 1 miliardo ancora da versare al FNR): nella peggiore delle ipotesi, tale costo potrebbe verosimilmente elevarsi sino a raggiungere 9,4 miliardi di euro.
Potete accedere al Rendiconto 2017 del Fondo nazionale di Risoluzione direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui.