Alcune riflessioni in tema di incidenza dei NPL
Il tema dei NPL pare assumere tonalità diverse se affrontato al di là e al di qua delle Alpi. In Europa la presenza di NPL è considerata di una gravità rilevante, in Italia forse meno. Entrambe le visioni hanno la loro dignità e non è improbabile che la “visione latina” delle modalità di trattamento dei NPL risulti ben più articolata e funzionale allo sviluppo dell’economia rispetto alla “visione anglosassone”, ben più radicale ma che ha il pregio di proiettare con maggiore determinazione l’azione delle banche verso il futuro.
Il dott. Paolo Angelini ha da poco pubblicato - sul numero 12 delle Notes on Financial Stability and Supervision diffuse dalla Banca d’Italia - un interessante articolo intitolato “Do high levels of NPLs impair banks’ credit allocation?”, che dovrebbe essere letto con grande attenzione e che induce a proporre talune riflessioni tratte dall’esperienza professionale. Potete scaricare l'articolo direttamente dal sito della Banca d'Italia cliccando qui.
Il tema è noto ed è questo: sussistono, o meno, relazioni dirette tra l’incidenza dei NPL presenti nei bilanci bancari ed i meccanismi di concessione del credito? La tesi dell’autore è che non vi siano evidenze sufficienti per affermare l’esistenza di tali relazioni. La nostra impressione è che, molto probabilmente, la risposta più accurata circa l’esistenza di relazioni dirette tra dimensione del portafoglio di NPL e politiche di concessione del credito risiede nei modelli interni sul rischio di credito che sono stati sviluppati e adottati dalle grandi banche, ma essi, come noto, sono accessibili solo internamente e peraltro non risultano facilmente comparabili tra banche diverse.
Le relazioni indirette tra elevati livelli di NPL e politiche di concessione del credito appaiono, invece, molto più solide e diffuse. In generale, infatti, le banche con un’elevata incidenza dei NPL nei propri bilanci:
- sono meno profittevoli;
- scontano un maggior costo del funding e/o del capitale (e, in generale, la disaffezione degli investitori più accorti);
- possiedono una più ampia porzione di attivi con un rendimento pari a zero (i NPL, appunto);
- potrebbero adottare politiche di espansione del credito (e non solo quelle) più aggressive al fine di compensare le perdite attese sui NPL;
- sono spesso costrette a rimanere impigliate per più tempo in processi di ristrutturazione del debito di imprese che ormai sono decotte, impedendo di fatto l’allocazione delle medesime risorse finanziarie a favore di imprese ben più profittevoli e solide;
- devono necessariamente investire maggiori risorse interne (risorse umane, costi, consulenze) per curare i NPL nel caso in cui esse decidessero di non cederli a terzi;
- rilevano comunque un maggior assorbimento del patrimonio utile ai fini di vigilanza;
- possono conseguire perdite ingenti derivanti dalla cessione di NPL che, di per sé, determinano una riduzione dei coefficienti patrimoniali (ma questo solo se le rettifiche di valore non erano state adeguatamente calibrate in sede di valutazione del credito).
L’articolo contiene alcune interessanti evidenze grafiche circa le relazioni fra la domanda e l’offerta di credito in Italia nel periodo 2008-2017. È evidente che: i) saranno necessarie analisi più approfondite e condotte su dati disaggregati; ii) volendo demolire l’esistenza di una correlazione diretta fra NPL e concessione del credito si dimostra l’esistenza di legami indiretti che forse una tale magnitudo da risultare forse ancora più pervasivi di quelli diretti; iii) verosimilmente la BCE presenterà presto nuove ricerche che fronteggeranno questa breve nota pubblicata da un esponente della Banca d’Italia la quale, come noto, ha da sempre richiesto atteggiamenti più morbidi e realistici circa il trattamento dei NPL.
Cionondimeno, indipendentemente dal fatto che le relazioni tra NPL e politiche di concessione del credito siano dirette o indirette, le riflessioni e le evidenze empiriche riportate nel lavoro pubblicato dalla Banca d'Italia suggeriscono alcune domande che reputiamo di una qualche utilità strategica nel caso in cui una banca rilevi una crescita significativa dell’incidenza dei NPL:
- si rilevano ingiustificati irrigidimenti nella disciplina delle linee di credito performanti?
- quali impatti ha determinato l’aumento dei NPL sulla valutazione complessiva del rischio di credito da parte della banca (nella rete commerciale, presso la direzione crediti e nei rating interni)?
- di quali valutazioni oggettive dispone la banca per essere certa di non trascurare nuove opportunità di finanziamento di imprese meritevoli di credito?
- la banca dispone di un processo oggettivo di valutazione del merito di credito che le consenta di essere indipendente dai bias (di settore, di dimensione del prenditore e/o di parametri di rischio) indotti dalla presenza di NPL nei propri bilanci?
- la banca è sufficientemente elastica per far fronte all’accresciuta domanda di credito?
- esiste un gap fra la domanda di nuovo credito e le recenti politiche di offerta adottate?
- la banca riesce davvero a valutare e monitorare con accuratezza la domanda di nuove linee di credito finalizzate ad espandere strettamente gli investimenti?
- la banca riesce ad istituire correlazioni fra variazioni della posizione di liquidità dell’impresa e proprie politiche di affidamento?
- quanto è ristretto il sottoinsieme di imprese nei confronti delle quali i criteri di concessione del credito sono stati allentati?
Si noti che queste domande dovrebbero assumere segno contrario in caso di progressiva riduzione dell’incidenza dei NPL. Nello specifico, le banche dovrebbero essere attente a non irrigidirsi ed a non restringere l’ampiezza (settoriale, dimensionale e per forme tecniche) della propria operatività a fronte di un incremento dei NPL o, al contrario, esse dovrebbero essere capaci di ricondurre i NPL su livelli considerati fisiologici al fine di non intaccare in modo permanente la propria cultura e sensibilità al rischio di credito.
Al di là degli effetti indotti dall’incidenza, o meno, di un elevato rapporto tra NPL e prestiti - ed indipendentemente dagli impatti economici delle politiche di cessione a terzi dei NPL o dalla forza patrimoniale della banca - il problema rimane uno: quanto una banca è davvero capace di governare il rischio di credito? Quanto bene essa riesce a gestire il credito, indipendentemente dal fatto che esso sia in bonis o abbia acquisito lo status di NPL? Probabilmente l’unica vera relazione diretta che conta è questa ed ha a che fare principalmente con i processi di gestione della conoscenza dei quali dispone una banca.