Alcune riflessioni politicamente non corrette sul sistema bancario italiano
Il sistema bancario italiano ha conseguito, nel quadriennio 2008 - 2011, utili netti cumulati pari a 1,5 miliardi di euro. Nello stesso periodo si è contrapposta ad essi una riduzione cumulata del patrimonio netto contabile (comprensivo, pertanto, anche degli utili netti già citati) per complessivi 5,2 miliardi di euro. L'analisi di alcuni sistemi bancari europei, riportati nel grafico, lasciano intravvedere alcune differenze: a) i sistemi bancari tedesco e belga hanno conseguito, nello stesso periodo di tempo, un aumento cospicuo delle dotazioni patrimoniali pur in presenza di risultati economici cumulati ampiamente negativi; b) i gruppi bancari operanti in Austria e nel Regno Unito hanno conseguito risultati economici positivi che sono stati interamente utilizzati per aumentare le dotazioni di equity (autofinanziamento in senso stretto), dotazioni patrimoniali che sono aumentate comunque in misura (anche molto) superiore rispetto al flusso di utili cumulati generati in questi quattro esercizi; c) i sistemi bancari francese e spagnolo hanno prodotto più utili cumulati di quanti ne abbiano accantonati a riserva (e ciò vale soprattutto per i gruppi bancari spagnoli), denotando probabilmente una propensione ai pay-out del tutto inopportuna. L'impressione che deriva da questi dati di sintesi è che il sistema bancario italiano non abbia patito gravi danni economici dalla grande crisi finanziaria dato che, negli ultimi 4 esercizi, è comunque riuscito a produrre un flusso di utili netti cumulati avente segno positivo. Tale risultato appare di particolare valore se si considera che i conti economici dei gruppi bancari italiani hanno assorbito in questo lasso di tempo sia gli impatti della difficile congiuntura che i pesanti risultati degli impairment test contabilizzati nel 2011. In termini di patrimonio netto, però, il nostro sistema bancario è l'unico, tra quelli considerati, che nonostante gli aumenti di capitale e gli utili accantonati nel periodo ha dovuto comunque iscrivere sui propri libri una riduzione dell'equity. Come noto, il patrimonio di vigilanza è aggregato ben distinto dal patrimonio netto contabile, e questo spiega perchè, nonostante le riduzioni di equity, i ratios patrimoniali del sistema bancario italiano si siano rafforzati. Ma dato che il settore finanziario è l'unico nel quale ogni transazione è, per definizione, a somma zero, e pertanto è l'unico settore nel quale i miracoli non sono tecnicamente possibili, e dato che l'Italia è l'unico Paese in Europa che non ha mai immesso un euro di denaro pubblico nel capitale delle banche (eccetto i Tremonti bond che, come noto, sono solo debiti da restituire e si sono rivelati uno strumento assai oneroso) è utile chiedersi se, in prospettiva, gli assetti competitivi del nostro sistema bancario non dovranno risentire in misura eccessiva della trascuratezza che il sistema Paese ha loro riservato. I risultati conseguiti nel corso degli ultimi quattro esercizi rappresentano, sia per le autorità di Vigilanza che per il sistema bancario, un eccellente risultato. Ma non possiamo essere soddisfatti dei risultati raggiunti. In assenza di"grandi crimini finanziari" compiuti dalle banche italiane, è opportuno chiedersi se il sistema Paese ha valutato cosa possa significare, nel prossimo decennio, disporre di un sistema bancario che ha eroicamente resistito alla crisi ma che, esaurite tutte le proprie forze, non ha potuto riconfigurare il modello di business come altri sistemi bancari hanno fatto e stanno facendo. Loro hanno trovato, seppur intrisi di moralismo populista e di altisonanti raccomandazioni, supporti e facilitazioni veri da parte dei pubblici poteri. Le nostre banche solo parole di condanna.