Alcuni impatti sulle banche della Grande Crisi Finanziaria
Non tutto il male viene per nuocere. Come noto, la Grande Crisi Finanziaria e la lunga stagione di tassi di interesse prossimi allo zero hanno rimesso in discussione il comodo modello di business delle banche commerciali, fondato sull'intermermediazione e sull'offerta alla clientela di prodotti e servizi molto tradizionali (spesso non adeguatamente vagliati), costringendo il management a rimettersi finalmente a lavorare seriamente per portare a casa lo stipendio e gli irrinunciabili bonus.
Ma in concreto, come hanno reagito le banche? Lo spiegano molto bene Michael Brei, Claudio Borio and Leonardo Gambacorta in un recente paper intitolato "Bank intermediation activity in a low interest rate environment", (che potete scaricare dal sito della BIS cliccando qui), nel quale viene riportata l'analisi del comportamento di 113 banche internazionali nel corso di 22 anni (1994-2015).
In termini generali, lavorare in mercati con tassi di interesse prossimi allo zero non rappresenta, necessariamente, un evento negativo se la banca riesce a:
- ridurre le perdite su crediti, dato il minor impatto del costo del credito per i prenditori di linee a tassi variabili;
- incrementare i profitti sul proprio portafoglio di trading, data la presenza di mercati finanziari positivamente intonati;
- ampliare il portafoglio di attività offerte alla clientela diverse da quelle connesse ai prestiti (assicurazioni, trading, sottoscrizione, market making, ecc.);
- gestire la raccolta in modo da minimizzarne il costo, ad esempio ricorrendo a strumenti di raccolta a tempo (CD ed obbligazioni) anzichè a forme di deposito più esposte alla concorrenza;
- mantenere con i propri azionisti un rapporto privilegiato, data la difficoltà di pervenire alla ricapitalizzazione tramite autofinanziamento;
- ridurre le attività di cartolarizzazione, meno necessarie dato il contesto di elevata liquidità e non assumere rilevanti posizioni aperte sul mercato, riducendo altresì le linee di credito garantite, a proprio o ad altrui favore.
Come si vede, le vie attraverso le quali una banca può guadagnare in tempi di tassi prossimi allo zero sono moltissime. Vi è un solo rischio di fondo: che le perdite pregresse derivanti da un elevato carico di NPL azzerino, per molti anni, ogni sforzo teso a diversificare le fonti di ricavo e riconfigurino, si fa per dire, il modello di business costringendo a vendere i gioielli di famiglia: questo si che sarebbe un worst case, un outlier da sterilizzare con una gigantesca dummy nel database utilizzato dagli Autori.