Temi da valutare nelle fusioni transfrontaliere tra banche
Il Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2017, al quale potete accedere direttamente dal sito della BCE cliccando qui, contiene molti dati ed informazioni interessanti per coloro che si occupano professionalmente di banche ed intermediari finanziari. Un tema al quale il Rapporto dedica specifica attenzione è il consolidamento del settore bancario e, in particolare, l’esame di quali sono gli ostacoli specifici alle fusioni ed acquisizioni transfrontaliere (cfr. Riquadro 1 del capitolo 1).
In termini generali, viene rilevato che (grassetto e sottolineature nostre): “le fusioni bancarie sono complesse, costose e rischiose, e la loro riuscita dipende dal sussistere di alcune condizioni. Le banche devono sentirsi sicure prima di prendere decisioni in tal senso, allo stato attuale, sembra che questa sicurezza ancora non ci sia. In particolare, c’è spesso incertezza sul valore economico apportato dalla fusione. Nel valutare le possibili controparti possono sorgere dubbi sulla qualità delle loro attività e sulla loro capacità di generare profitto. In alcune parti dell’area dell’euro i crediti deteriorati sono a livelli ancora alti e il loro valore effettivo è difficile da valutare. Inoltre, sembra esserci incertezza su alcune determinanti chiave di lungo termine della performance delle banche.” È inutile rilevare che vi sono molti strumenti che possono essere attivati, in sede di fusione, per ovviare a tali incertezze e che la decisione di non impiegarli, oltre ad essere puramente politica, danneggia tutto il mercato del M&A in ambito bancario.
Ma oltre ai temi di valutazione del valore di una banca, quali sono i problemi da risolvere in una fusione transfrontaliera? Essi possono essere così sintetizzati:
- molte banche vorrebbero attendere la definitiva attuazione del corpus unico di norme europeo (“single rulebook”) prima di prendere in considerazione l’importante decisione della fusione con un altro istituto;
- le fusioni transfrontaliere richiedono non solo che le banche varchino i confini nazionali, ma anche che superino le barriere di carattere culturale e linguistico;
- la mancanza di armonizzazione fra le basi giuridiche e normative che regolano le valutazioni di vigilanza su fusioni e acquisizioni nei paesi che partecipano all’MVU potrebbe comportare un incremento dei costi;
- le leggi nazionali che disciplinano le fusioni tendono a differire da paese a paese;
- le azioni difensive delle diverse giurisdizioni, quali l’isolamento del capitale e della liquidità (ring-fencing), giocano un ruolo significativo;
- i requisiti di capitale aggiuntivi che scaturiscono eventualmente da un aumento della dimensione e della complessità della banca possono rappresentare un disincentivo;
- parte del quadro giuridico (ad esempio la normativa in materia fallimentare), dei sistemi fiscali e di altri regolamenti (ad esempio le norme sulla tutela dei consumatori) su cui poggia il funzionamento dei sistemi finanziari rimane eterogenea nell’Unione europea e all’interno dell’area dell’euro.
La Banca Centrale Europea non può intervenire su questi fattori ma, come viene rilevato “… quello che la vigilanza europea ha fatto è stato ridurre l’incertezza sulla qualità degli attivi delle banche, e in questo senso l’esame della qualità degli attivi condotto nel 2014 ha rappresentato un primo passo. Inoltre, ha definito come una priorità la gestione dei portafogli di crediti deteriorati delle banche. Le autorità di vigilanza possono inoltre assicurare che le procedure relative alle fusioni siano efficaci.” È un compito non facile e, in ogni caso, una significativa assunzione di responsabilità anche dopo che l’operazione di fusione è stata portata a compimento.