Aree di miglioramento nella gestione dei crediti deteriorati
L’ultimo Rapporto Annuale della BCE sulle attività di vigilanza, al quale potete accedere cliccando qui, dedica molto spazio al tema dei crediti deteriorati. Dal punto di vista della gestione bancaria, quali sono le più diffuse carenze organizzative rilevate dalla BCE in tema di gestione dei crediti deteriorati?
Per quanto concerne la governance dei crediti deteriorati una delle principali carenze rilevate deriva dal fatto che le informazioni fornite agli organi di gestione delle banche non sono risultate sufficientemente granulari, e ciò con particolare riferimento ai rischi soggetti ad allerta precoce, a quelli riconducibili ad altri enti del gruppo bancario od ai rischi che scaturiscono dall’applicazione di determinati modelli di ristrutturazione.
La maggior parte delle banche, inoltre, è risultata carente dal punto di vista dell’efficienza dei regolamenti interni in materia di misure di concessione, con riferimento sia alla fase di entrata nello stato di concessione che a quella di uscita dallo stesso. Il Rapporto evidenzia alcune aree di lavoro:
- nella fase di entrata, il criterio che distingue tra ristrutturazione economicamente sostenibile e ristrutturazione onerosa non è definito con precisione;
- alcune misure di concessione presenti nelle linee guida sui crediti deteriorati non vengono riconosciute come tali (ad esempio, la concessione di finanziamenti aggiuntivi o la richiesta di ulteriori titoli o garanzie);
- le misure di concessione tradizionali (riduzione del tasso di interesse, estensione della scadenza) spesso non fanno scattare lo stato di credito deteriorato nei resoconti che riguardano clienti in difficoltà finanziaria;
- le regole per individuare le difficoltà finanziarie rimangono molto eterogenee e vincolanti, principalmente a causa dell’insufficienza dei dati disponibili;
- i criteri per l’uscita dalla concessione, in particolare nel periodo di osservazione delle misure, non sono monitorati in maniera adeguata.
Per quanto concerne la rilevazione e la classificazione dei crediti deteriorati, il Rapporto evidenzia che la maggior parte dei rilievi ha riguardato:
- insufficienti criteri per le inadempienze probabili, soprattutto in settori specifici (settore navale, immobili commerciali, petrolio e gas) o specifiche tecniche di finanziamento (ad esempio, leveraged finance);
- un improprio affidamento, in via esclusiva, a criteri sui livelli minimi di accantonamento (backstop) richiamati esplicitamente nella CRR.
Relativamente agli accantonamenti sui crediti deteriorati ed alla valutazione delle garanzie, le principali aree di miglioramento da considerare sono:
- le valutazioni non realistiche delle garanzie (talvolta indicizzate verso l’alto piuttosto che rivalutate);
- gli scarti di garanzia;
- i tempi di recupero oltremodo ottimisti;
- il fatto che alcune banche continuano a seguire prassi inadatte in relazione al trattamento degli interessi maturati ma non ancora versati.
Con riferimento alla qualità ed all’integrità dei dati sui crediti deteriorati, numerosi rilievi hanno riguardato:
- la mancanza di processi per l’aggregazione dei dati di rischio per quei dati e quelle informazioni che rilevano ai fini dell’identificazione delle difficoltà finanziarie (ad esempio i dati di conto economico, l’EBITDA, il DSCR);
- il fatto che la stima dei parametri principali (scarti di garanzia, tempi di sconto, tassi di rientro) non è avvenuta in modo corretto;
- la rilevazione dei criteri per la cancellazione (ad esempio espressi in termini di tempo di inadempienza) che, in molti casi, non sono stati definiti con chiarezza.
Da quanto sopra risulta evidente che il pressapochismo e l’approssimazione contribuiscono, in particolare nella gestione dei crediti deteriorati, al rischio di incorrere in sanzioni da parte della Vigilanza e che un’efficace gestione dei NPL richiede un lavoro assai accurato di nobilitazione delle prassi operative e di valorizzazione e diffusione dei dati già in possesso della banca.