Banche e Covid-19
Il SSM della BCE ha sinora proposto alle banche europee i seguenti, principali interventi:
- possibilità di operare al di sotto dei requisiti richiesti per P2G, CCB e LCR;
- possibilità di utilizzo di risorse diverse dal CET1 per soddisfare P2R;
- adozione di misure individuali in relazione alle azioni concordate con ciascun gruppo bancario;
- rinvio dello stress test BCE 2020;
- flessibilità nell’allocazione tra gli UTP di debitori assistiti da garanzie pubbliche o da moratorie pubbliche;
- trattamenti preferenziali per i NPL assistiti da garanzie pubbliche;
- invito alla prudenza (ed assistenza macro) nell’implementazione dell’IFRS9;
- dilazione di sei mesi per le azioni di rimedio delle criticità rilevate nel corso delle ispezioni, in sede di analisi dei modelli interni e di decisioni SREP;
- flessibilità circa i piani di cessione dei NPL già approvati e comunicati;
- divieto di distribuzione di dividendi sino al 30 settembre 2020.
Tali interventi dovrebbero permettere alle banche europee di disporre di circa 150 miliardi di euro in più di risorse patrimoniali. In aggiunta a tali provvedimenti, come noto, sia la Banca d’Italia che la Consob hanno rinviato i termini per il completamento di molti adempimenti connessi con i processi di controllo interno.
Questo insieme di provvedimenti alleggerisce certamente lo stress al quale sono sottoposte le banche italiane, anche se vi è da chiedersi come mai l’ESRB ed i Risk Manager più capaci non avessero predisposto, già da tempo, specifiche analisi relative agli impatti di una pandemia sulla conduzione di un intermediario bancario (quantomeno nei contingency plan).
Dato che Covid 19 non ha origini finanziarie, strano ma è così, è importante riflettere sulla qualità delle risposte che una banca dovrebbe elaborare a fronte di uno scenario così grave e, forse, devastante. Il mio suggerimento è che le banche devono attivarsi autonomamente, ed assai velocemente, nel valutare i rischi e le rilevanti opportunità connesse a Covid 19, senza attendere istruzioni dai supervisori, e questo non solo per ridurre gli impatti o per assicurare la continuità operativa. Covid 19 determinerà impatti profondi sulle nostre economie e società. Se una banca, grande o piccola che sia, desidera sopravvivere come tale e non trasformarsi in un terminale sul territorio di decisioni ed azioni intraprese da altri, deve agire subito, prima che sia troppo tardi.
Quali opportunità strategiche sono connesse alla crisi di interi settori industriali? Come fornire supporto alle imprese che sono in difficoltà? Quali forme tecniche innovative possono essere disegnate a favore di taluni prenditori? Quali nuove forme di garanzia possono essere sviluppate e diffuse sul territorio? Quale livello di disciplina finanziaria deve essere imposta ai prenditori di fondi? Quali settori industriali saranno emergenti? Quali nuove forme di interlocuzione con le imprese possono essere sviluppate? Quali supporti anticrisi, diversi dalle linee di fido, possono essere aggiunti nelle linee di servizio offerte alle imprese ed alle famiglie? Quali iniziative nei confronti dei JST possono essere attuate per assicurare un più accurato monitoraggio delle operazioni della banca? Quali innovazioni nella comunicazione finanziaria possono essere implementate nei confronti degli investitori istituzionali e dei mercati? Più che altro, quale evoluzione deve essere impressa alla governance della banca?
Ecco alcune prime domande, ma ce ne sono molte altre già pronte, alle quali le banche dovrebbero dare risposta prima di aprire la sorpresa che le attende nell’uovo di Pasqua.