Basilea 3: opportunità n. 8
L'introduzione di un liquidity framework strutturato non rappresenta una novità eclatante ed è coerente sia come strumento per la copertura dei rischi da shock registrati nel passato, sia come modello per affrontare la nuova struttura dei mercati interbancari, oggi così diversa rispetto a quella ante crisi. In ogni caso la gestione finanziaria della banca è sottoposta a nuovi requisiti e diviene elemento autonomono, e non residuale, di valutazione da parte delle autorità di vigilanza e del mercato: l'assunzione di un eccessivo rischio di liquidità determinerà rilevanti penalizzazioni. Non pare possibile pervenire ad una gestione attiva della liquidità senza modificare il modello di business della banca. Sotto il profilo operativo il liquidity framework determinerà costi non banali a carico del conto economico delle banche, una sorta di riserva obbligatoria interna, ma consentirà al mercato ed ai risparmiatori di correre meno rischi. Il Comitato di Basilea si riserva di calibrare nel tempo i contenuti del liquidity framework, ed è facilmente immaginabile che condizioni di mercato più stabili possano contribuire ad agevolare tale calibrazione spostando l'asticella verso il basso. Dal punto di vista della singola banca, la ricerca in proprio della migliore calibrazione consentirà di ridurre gli oneri e di comprendere meglio il nuovo modello di gestione finanziaria che si impone. L'introduzione del liquidity framework è destinato, intenzionalmente, a far cambiare la direzione finanziaria della banca, che sarà chiamata ad sviluppare modelli capaci di ridurre tutti i profili connessi al rischio di liquidità, un compito molto stimolante ma non facile. Ad esempio, quali azioni dovranno essere intraprese per strutturare il passivo della banca in modo coerente con il nuovo framework? Sarà molto pericoloso adottare una politica della raccolta che non tenga conto dei rischi di liquidità. Come incentivare la produzione di liquidità da parte della gestione corrente? Un tema relativamente nuovo per le banche, che solo in pochi casi sottopongono i loro piani di investimento (e le loro acquisizioni cash) a valutazioni tipiche del capital budgeting. Come prezzare adeguatamente la liquidità all'interno di un gruppo bancario? E con quali impatti sul risk management? Ma, soprattutto, come strutturare in modo efficiente gli attivi creditizi e finanziari della banca? E limitatamente alle riserve liquide, rivolgere la propria attenzione ai soliti titoli di Stato (si, ma quali?) oppure, nei limiti concessi e con gli strumenti di valutazione adeguati, anche a titoli corporate di elevata qualità ed a covered bond? Infine, quali nuovi strumenti di mitigazione del rischio di liquidità potranno essere inseriti nel proprio portafoglio e nei contratti della banca?