Basilea 3: opportunità n. 9
Lo sviluppo del framework di Basilea III ha coinvolto per due anni ben 27 paesi, evento più unico che raro sia per la brevità del processo di elaborazione, sia per l'ampiezza dei soggetti coinvolti. Come per Basilea II, ciascun paese membro del Comitato potrà optare per l'adozione di standard più stringenti rispetto a quelli minimali, ma l'implementazione di Basilea III dovrà avvenire su scala globale. Dato che Basilea III si differenzia da Basilea II principalmente perchè copre una più ampia area di attività e prevede riforme sia micro che macro prudenziali, è logico attendersi la progressiva emersione di uno scenario competitivo globale meno difforme rispetto a quanto abbiamo conosciuto con Basilea II. Dal punto di vista gestionale, con Basilea III vengono in primo luogo rafforzate notevolmente le coperture a fronte dei rischi che hanno contribuito in maniera più significativa alla propagazione della crisi finanziaria, e cioè quelli connessi alle esposizioni del trading book, alla valutazione delle controparti ed alle attività di securitization. La revisione del secondo e del terzo pilastro (già introdotti da Basilea II) riguarderà in particolare queste aree e determinerà una decisa rifocalizzazione del modello di business della banca (finanza o credito? fare bene tutto sarà sempre più difficile ...), un'importante riorganizzazione dei processi interni ed un miglioramento - si spera anche qualitativo - dell'informativa rilasciata al mercato. In secondo luogo la stessa definizione di patrimonio di vigilanza risulta rinforzata, con le azioni emesse dalla banca che assumeranno in essa un ruolo necessariamente centrale. Gli strumenti ibridi di patrimonializzazione, pertanto, incideranno meno sulla formazione del costo del capitale, il ruolo degli azionisti è destinato ad incrementarsi in modo significativo ed i processi di autofinanziamento in senso stretto, e cioè l'accantonamento a riserva di utili netti, assumeranno (finalmente) un ruolo centrale. Basilea III, infatti, richiede anche l'alimentazione di capital buffers, capaci di fornire risorse patrimoniali da "investire" in tempi di crisi, sia l'adozione di regole di conservazione del capitale che impediscano una impropria distribuzione di risorse patrimoniali. Con patrimoni così blindati la remunerazione del capitale dovrà prevedere altre vie rispetto alla corresponsione dei dividendi o, al contrario, solo le banche ben patrimonializzate e gestite potranno assicurare ai loro soci un buon flusso di dividendi. Tramite la compressione degli azionisti - diretta, in termini di aumenti di capitale da sottoscrivere, ed indiretta, tramite la richiesta implicita di una accurata valutazione di come il management delle banche gestirà tali risorse - di fatto Basilea III segmenterà in modo impietoso i banchieri. L'introduzione di un leverage ratio (cfr. il nostro post "Basilea III: opportunità n. 7") fornirà un importante supporto sia nel mantenere un maggior equilibrio nel matching delle scadenze degli attivi e dei passivi, sia nell'impedire l'assunzione di volumi di rischi incompatibili con la base patrimoniale. Rimandiamo infine a quanto scritto nel post "Basilea III: opportunità n. 8" il commento all'introduzione del liquidity framework. La piattaforma di Basilea III dovrà essere implementata a partire dal 1° gennaio 2013 e dovrà concludersi sei anni dopo. Probabilmente ogni banchiere dovrebbe chiedersi: conviene attendere il mercato? Perchè non anticipare il futuro e creare entro il 2013 una banca lean e ben focalizzata?