Dati, strategie e correttezza
Con riferimento alle banche italiane, le Considerazioni Finali del Governatore diffuse lo scorso 29 maggio - ed alle quali potete accedere direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui – riportano, tra l’altro, alcuni passaggi che possono risultare assai utili, sotto il profilo strategico, per rafforzarne la gestione. I principali tra essi possono essere così sintetizzati:
- “Le banche sono dotate di un grande patrimonio informativo sulle imprese; possono utilizzarlo per innalzare barriere alla concorrenza di altri operatori, in una sterile difesa delle proprie posizioni, o valorizzarlo, invece, con lungimiranza per offrire nuovi servizi, volti anche a favorire il ricorso diretto al mercato da parte delle aziende”. L’affinamento e la valorizzazione del patrimonio informativo di cui dispongono le banche, non solo sul mondo delle imprese, è un tema centrale per la creazione di valore. È necessaria la definizione di una strategia ad hoc, finalizzata non solo alla difesa ed al mantenimento dell’integrità di questa base informativa ma anche alla definizione di nuove strategie di valorizzazione delle basi dati e di sviluppo di nuovi prodotti e servizi da offrire alle imprese. Si tenga conto, peraltro, che in altra parte delle Considerazioni il Governatore ha osservato che: “La bassa crescita italiana degli ultimi venti anni è soprattutto il risultato del ristagno della produttività, a sua volta riflesso di una struttura economica frammentata in cui è elevato il peso delle imprese di dimensione contenuta, in media poco patrimonializzate e spesso poco propense a crescere. Le piccole aziende, molto più numerose che negli altri paesi avanzati, sono meno produttive in Italia non solo di quelle più grandi, ma anche delle imprese straniere di analoga dimensione.” Come si può osservare, non mancano spazi per lo sviluppo di servizi di consulenza e di supporto alle imprese e per la condivisione delle basi informative con nuovi attori del mercato;
- “…. occorre che esse adottino strategie incisive per affrontare le sfide poste dallo sviluppo della tecnologia, dalle pressioni concorrenziali, dai nuovi approcci alla regolamentazione e alla supervisione bancaria. Oltre a contenere le spese amministrative e il costo del personale, vanno diversificate le fonti di reddito.”. Ciascuno di questi 7 temi (tecnologia, concorrenza, regolamentazione, supervisione, spese amministrative, costi del personale, fonti di ricavo) va accuratamente declinato. La definizione delle strategie bancarie richiede, pertanto, sia un approccio sempre più industriale (tecnologia, concorrenza, costi, fonti di ricavo), sia un'accurata valutazione – ex-ante e nel continuo – dell’evoluzione del quadro di norme che regolano il settore e delle migliori modalità di dialogo con le Autorità di Vigilanza. Questi ultimi due temi sono da collegarsi direttamente a Basilea 3: “Il completamento delle riforme di Basilea 3 migliora la qualità delle regole evitando che alcune banche usino i propri modelli interni per ridurre eccessivamente i requisiti di capitale, soprattutto sull’attività di negoziazione. Nelle nuove regole è compreso un alleggerimento dei requisiti relativi alle operazioni di credito con le piccole e medie imprese, che si aggiunge a quanto già previsto nella normativa europea.” Le strategie adottate per le attività di negoziazione e la diversa calibrazione delle operazioni di credito con le PMI possono essere sottoposte ad accurata revisione in uno scenario competitivo più omogeneo;
- “Tra le sfide vi sono anche quelle della correttezza sostanziale dei comportamenti nei confronti della clientela e del rispetto della legalità. In più casi un’insufficiente attenzione ai profili di trasparenza e una difformità tra i prodotti collocati e le esigenze finanziarie dei sottoscrittori, gravi di per sé, hanno amplificato gli effetti delle crisi. Preservare la fiducia dei clienti è un dovere degli intermediari; è anche uno strumento per accrescere la capacità competitiva; è essenziale per la sostenibilità delle strategie delle banche nel nuovo contesto operativo e di mercato.” La Compliance e l’adozione di comportamenti corretti da parte del management e degli organi sociali (misconduct risk) sono due fattori che possono contribuire, seppure controintuitivamente, a creare maggiore valore, e questo non solo per il contributo allo sviluppo della fiducia della clientela, un bene certamente indispensabile, ma anche per evitare rischi reputazionali ed oneri diretti ed indiretti legati alla difesa delle posizioni della banca in ciascuna delle molte sedi nelle quali è oggi possibile sviluppare contenziosi. È indispensabile evitare ogni rischio di contenzioso, di sanzione civile/penale e di intervento dell’Autorità di Vigilanza, così come appare necessario sviluppare un dialogo continuo con le Autorità di Vigilanza, anche critico se utile e necessario, finalizzato alla più profittevole declinazione del quadro di regole in essere sotto il profilo delle strategie aziendali, dei prodotti e dei servizi da offrire alla clientela.