Economie di scala?
L’esistenza di economie di scala nell’industria finanziaria è un tema dibattuto, ormai, da decenni, con risultati incerti e contraddittori. È un tema complesso e di crescente importanza in settori contraddistinti da elevata intensità di investimenti tecnologici. L’aumento delle dimensioni di una banca permette davvero di conseguire economie di scala? I processi di concentrazione nel settore finanziario sono da incentivare o rappresentano, al contrario, un danno alla concorrenza? Quali sono le aree di business nelle quali ha senso ricercare economie di scala? E tramite quali strategie possono essere conseguite, se esistono, tali economie di scala?
La Relazione Annuale della Banca d’Italia anticipa (a pag. 157 e segg.) i risultati di uno studio, in via di pubblicazione, nel quale si esamina questo tema. L’analisi svolta è relativa ai risparmi di costi operativi – quindi non considera altri risparmi di costi connessi alla crescita delle dimensioni, quali ad esempio i minori costi di funding, così come non tocca economie di diversificazione connesse ai ricavi o, più in generale, economie di scopo –, ed è stata condotta sui dati delle banche italiane relativi al periodo 2006-2017 (purtroppo escludendo i gruppi Intesa Sanpaolo e Unicredit).
I principali risultati della ricerca, che sarà interessante approfondire una volta resa disponibile nella versione completa, sono questi:
- i costi marginali della produzione e della distribuzione di servizi altamente standardizzati e per i quali è rilevante l’impiego delle nuove tecnologie – come ad esempio i servizi di pagamento e i depositi – diminuiscono al crescere dei volumi;
- le economie di scala sono invece molto contenute per le attività di erogazione dei prestiti e di gestione del risparmio, per le quali finora l’impiego delle nuove tecnologie è stato più limitato;
- esistono rilevanti economie di scala per gran parte delle banche di piccola e media dimensione;
- per le banche di maggiore dimensione non vi sarebbero in media risparmi di costo all’aumentare della scala operativa, ma i risultati delle stime sono eterogenei;
- l’esistenza di economie di scala dipenderebbe dall’effetto sui costi della gestione della rete distributiva e dell’utilizzo dell’innovazione tecnologica;
- conseguentemente, la dimensione oltre la quale si esaurirebbero i rendimenti di scala crescenti è:
- più bassa per gli intermediari la cui attività è concentrata in segmenti a ridotto impiego tecnologico e che operano prevalentemente attraverso la rete degli sportelli;
- più elevata per quelli con una maggiore diversificazione dell’offerta di servizi e con un numero di sportelli limitato.
Quali sono le soglie dimensionali al di sotto delle quali conviene ricercare economie di scala? Con riferimento al periodo 2014-2017, le banche con attivi inferiori ai 4 miliardi di euro dovrebbero agire rapidamente per conseguire economie di scala, e ciò anche alla luce del fatto che per questa classe di intermediari esse si sono dimostrate più intensamente conseguibili con il trascorrere degli anni. Fortemente sconsigliata, sotto questo profilo, apparirebbe invece la crescita degli intermediari con attivi superiori a 12 miliardi di euro, per i quali le diseconomie di scala sembrano significativamente rafforzatesi dal 2006 ad oggi.
Conseguire economie di scala significa necessariamente fusioni tra banche? “(...) una crescita della scala di produzione, mediante operazioni di concentrazione o attraverso la condivisione di prodotti e servizi, potrebbe comportare cospicui guadagni di efficienza per gli intermediari di piccola e media dimensione, soprattutto se accompagnata dalla razionalizzazione della rete distributiva e da un utilizzo più intenso delle nuove tecnologie nella produzione dei servizi.” Probabilmente le operazioni di M&A potevano risultare maggiormente necessarie prima dell’avvento del Web, ed in non pochi casi le fusioni tra grandi intermediari hanno determinato l’emersione di diseconomie di scala ed una netta riduzione del grado di concorrenzialità del mercato. Invece, un sapiente utilizzo della tecnologia, il conseguimento congiunto di economie di scala e di scopo, la razionalizzazione degli assetti distributivi ed una più efficace utilizzazione dei costi delle funzioni centrali rappresentano quattro strade agevolmente perseguibili attraverso alleanze strategiche.