Economie informative, Confidi e PMI
“Nell’arco di due anni, tra il dicembre del 2008 e lo stesso mese del 2010, il numero delle imprese censite dalla Centrale dei rischi garantite da un confidi è salito da circa 25.000 unità, a poco più di 165.000.” Questo dato incontrovertibile - desunto dall’intervento tenuto lo scorso 12 luglio dal Dott. Giovanni Carosio, Vice Direttore della Banca d’Italia, in Federconfidi - testimonia la grande importanza assunta dai Confidi per le PMI italiane. La mediazione di un Confidi, infatti, migliora sia le condizioni di accesso al credito da parte delle PMI associate - e quindi minori tassi di interesse, migliore capacità di valutazione del merito di credito da parte delle banche, date le rilevanti economie informative di cui dispone il Confidi, il quale arriva anche a facilitare l’iter delle pratiche istruttorie e, quindi, a ridurre i tempi di concessione degli affidamenti - sia la qualità del credito bancario, che può beneficiare della minore rischiosità implicita degli impieghi concessi a PMI garantite da un Confidi. La rilevante crescita registrata nel corso dell’ultimo biennio ha determinato impatti di rilievo sulle performance dei 742 Confidi esistenti in Italia, che debbono far fronte alle nuove esigenze di patrimonializzazione e organizzazione imposte dal mercato. I processi di concentrazione appaiono quindi necessari, anche alla luce del fatto che i Confidi, peculiarità prevalentemente italiana, hanno contribuito alla erogazione di volumi di prestiti garantiti che già superano i 20 miliardi di euro. In tempi di crisi, l’intervento dei Confidi è stato determinante ai fini della concessione dei finanziamenti ed appare per ogni PMI una modalità vincente per rapportarsi al mondo bancario. L’introduzione di Basilea III e la nuova disciplina dei Confidi introdotta dal d.lgs. 13 agosto 2010, n. 141, per la quale sono in via di emanazione i regolamenti attuativi, sono destinati a rafforzare ulteriormente il ruolo svolto dai Confidi nel sistema finanziario italiano. Potete scaricare l’intervento del dott. Carosio direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui.