Fit and Proper: alcuni problemi di implementazione
La creazione di valore (nel medio termine) che un intermediario finanziario è capace di assicurare dipende, in misura prevalente, dalla esperienza, reputazione, indipendenza, disponibilità di tempo e piena integrazione all’interno dei rispettivi organi collegiali del top management e degli organi apicali che presiedono al funzionamento della banca (con funzioni di supervisione strategica, di gestione e di controllo). La qualità degli uomini e delle donne che guidano una banca è essenziale al fine di assicurare agli investitori la presenza di un’adeguata capacità di gestione dei rischi, una buona corporate governance ed un effettivo controllo sull’operato del management.
Come noto la Capital Requirements Directive IV (CRD IV) e le “Guidelines on the suitability of members of the management body and key function holder” pubblicate da ESMA ed EBA (alla cui consultazione ho partecipato assieme alla prof.ssa Venanzi mediante un parere circa la bozza in consultazione) forniscono indicazioni chiare circa le regole di valutazione del Fit and Proper da applicare in ambito europeo, indicazioni poi declinate da BCE in una specifica Guida (disponibile anche in italiano) ed in un apposito questionario FAP.
Un recente articolo comparso sulla Supervision Newsletter della BCE ed intitolato “Fit and Proper for better governance” sintetizza bene, invece, quali sono le principali difficoltà che la BCE ha incontrato al fine di mettere in pratica quanto richiesto dalla normativa europea in 19 giurisdizioni distinte, difformità che possono essere così sintetizzate:
- tempi entro i quali deve essere concluso l’assessment FEP per ciascun candidato;
- assunzione del ruolo nel board ex-ante o ex-post FEP;
- tipi di informazioni che debbono essere fornite dalle banche;
- possibilità di sospendere o interrompere l’assessment;
- modalità di implementazione del principio di proporzionalità;
- differenze nel trattamento (penale o amministrativo) di taluni reati che possono avere impatto sulla reputazione di un candidato.
Manca quindi ancora un bel pezzo di strada prima di poter considerare completato il percorso verso una omogenea valutazione del FAP in Europa. Come evidenzia la Supervisione della BCE: “Although the tools and measures used and adopted so far have enabled significant progress towards achieving a level playing field for fit and proper assessments throughout the SSM countries, ECB Banking Supervision would welcome a more harmonised implementation of CRD IV. The same rules should be implemented in the same way throughout Europe to ensure that management bodies are assessed equally and the complexity of fit and proper assessments is indeed reduced. This would enable supervisors to focus more closely on more material elements of fit and proper assessments and ultimately strengthen the governance of European banks.”
Dal punto di vista degli investitori, chiamati certamente a valutare con molta accuratezza la capacità dei board e del management delle banche nelle quali investono i denari dei loro clienti, rimane aperta una questione interessante: esiste una correlazione tra il grado di adesione delle giurisdizioni nazionali alle normative europee in tema di FAP ed il P/BV delle banche che operano in tali giurisdizioni?