Il problema non è (solo) il debito pubblico.
Gli italiani vengono quotidianamente oppressi da notizie concernenti l'entità del debito pubblico del loro Stato e da quelle, ancora più insidiose, relative sia ai rischi futuri associati al debito che agli impatti devastanti che la dinamica dello spread rispetto ai Bund tedeschi avrà nel prossimo futuro.
Sono notizie certamente importanti e rilevanti, ma consiglio di valutare anche le osservazioni che Warren Buffett ha espresso nella Lettera agli azionisti pubblicata lo scorso 23 febbraio 2019, alla quale potete accedere, direttamente dal sito della Berkshire Hathaway cliccando qui.
A pagina 14 della Lettera Buffett commenta i suoi primi 77 anni da investitore (il deal n. 1 fu realizzato con 114,75 dollari ad appena 11 anni!) e rileva, acutamente, quanto segue (grassetto mio):
"Those who regularly preach doom because of government budget deficits (as I regularly did myself for many years) might note that our country’s national debt has increased roughly 400-fold during the last of my 77-year periods. That’s 40,000%! Suppose you had foreseen this increase and panicked at the prospect of runaway deficits and a worthless currency. To “protect” yourself, you might have eschewed stocks and opted instead to buy 3/4 ounces of gold with your $114.75. And what would that supposed protection have delivered? You would now have an asset worth about $4,200, less than 1% of what would have been realized from a simple unmanaged investment in American business. The magical metal was no match for the American mettle."
Come noto Buffett è un grande esperto di psicologia cognitiva. E' quindi interessante rilevare che comprare oro (77 anni fa) per proteggersi dall'esplosione (allora inimmaginabile) del debito pubblico americano avrebbe rappresentato una decisione altamente stupida perchè avrebbe sottovalutato la possibilità che il capitalismo americano avrebbe potuto creare, come ha poi effettivamente fatto, una ricchezza immensa.
Questa intelligenza, questo ottimismo razionale e questa visione positiva dello sviluppo economico sono assai carenti nel nostro Paese.
Cosa succederebbe, ad esempio, se per trentasei mesi cessassimo di ascoltare le litanie sul debito pubblico italiano ed avviassimo, invece, una cospicua serie di investimenti - culturali, finanziari, materiali ed immateriali - nel capitalismo italiano?
Ed inoltre cosa succederebbe se - au contraire - riflettessimo con più acume su chi sono coloro che più si avvantaggiano delle costanti e pessimistiche riflessioni sul debito pubblico italiano che, come tutti sappiamo, ci opprimono quotidianamente dal primo notiziario mattutino all'ultimo telegiornale della notte?
Non si tratta di ignorare il problema del debito pubblico ma, in ottica cognitivista, di valutare quali sono gli impatti che la percezione di esso ha sulle nostre decisioni di investimento e, più in generale, sulle scelte economiche e professionali che adottiamo nel medio periodo.