Il sistema bancario italiano presenta ancora maggiori livelli di rischiosità dei crediti?
E' una delle poche domande alle quali sanno rispondere tutti, in Italia, indipendentemente dalla professione, dall'età e dal credo politico e religioso.
A livello europeo a settembre 2018 il rapporto tra i Non Performing Loans (NPL) e gli impieghi risultava pari al 4,2% (cfr. pag. 10 dell'EBA RD, già citato nel precedente post). Il sistema bancario dell'UE è arrivato a questo risultato dopo un lungo percorso: tra la fine del 2014 e settembre 2017 le sofferenze si sono ridotte di circa il 25%, mentre gli impieghi sono aumentati di oltre il 10%. La riduzione dell'incidenza delle sofferenze sugli impieghi dal 6,5% di fine 2014 al 4,2% di settembre 2018 (valore che potrebbe finalmente ridursi al di sotto del 4,0% a fine 2017) deriva quindi anche dallo sviluppo del denominatore.
Le banche piccole sono quelle che mostrano rapporti tra sofferenze ed impieghi mediamente più elevati (17%), seguite dalle banche medie (circa 10%) e da quelle di maggiori dimensioni (meno del 5%), esattamente l'ordine di merito inverso rispetto a quello del rapporto tra costi e net operating profit. Parrebbe che le banche che sanno gestire i costi non siano capaci di gestire il credito, e viceversa, per cui è forse giunto il momento di creare un indice composito - costi operativi e NPL - capace di darci una misura unica delle capacità di un qualsiasi banchiere di non distruggere il prezioso patrimonio della propria banca....
Il RD ci informa anche (pag. 5) che a settembre 2017 oltre la metà (51,4%) delle 151 banche europee censite da EBA possedeva un rapporto tra NPL ed impieghi inferiore al 3% (erano solamente il 34,4% a dicembre 2014), mentre il 12,4% mostrava valori di tale rapporto superiori all'8%.
In termini di posizionamento relativo il sistema bancario italiano permane ben al di sopra del valore medio europeo. Non saliamo sul podio (per fortuna vi sono Grecia, Cipro e Portogallo), ma siamo in quinta posizione con l'11,8%, molto lontani dai valori medi degli altri principali Paesi europei.
Nell'Appendice statistica (pag. 30) vengono riportati i valori assoluti di NPL (al lordo delle rettifiche) ed impieghi relativi agli ultimi 4 trimestri disponibili. Possiamo comprendere i timori delle autorità di vigilanza se consideriamo che il sistema bancario italiano a settembre 2017 aveva 196 miliardi di NPL rispetto ai 138 della Francia, ai 112 della Spagna ed ai 54 della Germania. Tale dato risulta solo in parte mitigato dal fatto le banche italiane hanno accantonato risorse (rettifiche di valore) pari al 50,1% dei NPL, a fronte del 51,1% delle banche francesi, del 41,9% delle banche spagnole e del 39,8% delle banche tedesche.
Riportiamo i commenti al rischio di credito contenuti nel RD:
"Nevertheless, the widespread dispersion among the EU countries (with ratios ranging from 0.9% to 46.6%), and the still high amount of NPLs in banks’ balance sheet (EUR 854.4 bln) remain a vulnerability for the European banking sector."
"The asset quality has kept on improving. However, the current amount of NPLs is still elevated and still undermine banks' profitability and lending capacity in some countries. Much progress has been made by EU banks to clean up their balance sheets. Nevertheless, structural obstacles still limit their room to manoeuvre. In that respect, the development of the secondary market is an essential step to accelerate the pace of the NPLs improvement. The recently published EBA NPL transaction templates aim to support this development. Risks also arise from the build‐up of potential credit bubbles in specific sectors, e.g. in mortgage lending in certain countries and leverage finance."