In media, il 23 per cento.
L’intervento del dott. Paolo Angelini, Vice capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia, intitolato "I crediti deteriorati: mercato, regole e rafforzamento del sistema" riporta molti dati e informazioni utili per coloro che si occupano di NPL e della loro valutazione. Come noto, il tema è estremamente delicato perché le modalità di gestione e valutazione dei NPL incidono sia sulla stabilità delle banche che sulla loro capacità di fornire supporto a quelle imprese che, pur non essendo più in bonis, possono riuscire a riconquistare gli equilibri economici e finanziari mediante l'acquisizione di nuova finanza da parte delle banche.
Tra i tanti elementi di riflessione contenuti in questo ampio ed intelligente intervento del dott. Angelini, al quale potete accedere direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui, mi sembrano particolarmente interessanti da segnalare i seguenti tre (grassetto mio):
- “Questa serie di sviluppi congiunturali e strutturali stanno facendo sì che nel complesso, a fronte del forte aumento dell’offerta di NPL sul mercato, e dunque delle cessioni, non si sia registrato un calo dei prezzi. Le ultime elaborazioni effettuate su dati della Centrale dei Rischi, relative al 2016, indicano che i recuperi mediante cessione hanno fruttato in media il 23 per cento del valore lordo (20 nel 2015). Le prime elaborazioni relative al 2017 si collocano su valori analoghi.”;
- “È ipotizzabile che le banche presteranno maggiore attenzione al tema delle garanzie e della loro idoneità ai fini dell’applicazione dell’approccio di calendario. Una recessione che facesse aumentare repentinamente il flusso di nuovi NPL potrebbe determinare esigenze di accantonamento sui crediti non garantiti significativamente più elevate che in passato, che accoppiate all’effetto dell’IFRS924 potrebbero risultare difficili da soddisfare.”
- “…. circa un quarto delle imprese in difficoltà torna in bonis. Spesso gli accordi di ristrutturazione del debito in Italia non imprimono un impulso sufficiente ad assicurare il rilancio dell’impresa, cosicché dopo qualche anno la difficoltà si trasforma in crisi irreversibile. Ciò dipende da molteplici fattori. Tra questi, l’indisponibilità dei creditori ad accettare tagli drastici del debito, che permetterebbero di risolvere eventuali problemi di sovra-indebitamento, nonché la diffusa pratica del multi-affidamento: la presenza di un ampio gruppo di creditori con esposizioni eterogenee (per dimensione, presenza di garanzie, ecc.) renderebbe difficoltoso il raggiungimento di un accordo efficace e tempestivo, in grado di invertire la situazione di crisi”.
Nonostante gli enormi sforzi compiuti dalla Vigilanza, il tema dei NPL permane centrale nella gestione di molte banche italiane che, in non pochi casi, si sono mosse con grande ritardo, adottando metodologie di gestione obsolete e non fondate sul vasto patrimonio informativo disponibile e addirittura convinte che fosse ancora possibile “guadagnare sulle sofferenze”. Il mercato, purtroppo, fa pulizia sia delle illusioni che della poesia e gli azionisti pagano il prezzo di politiche non accurate e strategie molto sfuocate.