L'insostenibile leggerezza delle garanzie reali sui prestiti concessi dalle banche italiane
La pandemia da Covid-19 determinerà certamente un innalzamento significativo del rischio di credito anche per le banche italiane. È difficile stimare a quanto ammonteranno le nuove sofferenze che saranno poste a carico dei bilanci bancari, ma molto probabilmente la gestione del rischio di credito diventerà il driver principale per poter valutare la performance e la solidità patrimoniale di una banca.
Quelle che seguono, quindi, sono solo apparentemente domande banali. Perché le banche italiane continuano a perdere così tanti soldi sotto forma di perdite su crediti? Per quali motivi l’evoluzione delle procedure di affidamento e dei modelli interni continua a non produrre i risultati che ci si attendono da essa? Sotto quali profili potrebbe essere ulteriormente migliorata la gestione del rischio di credito durante il periodo nel quale i prenditori di fondi possono accedere alle linee di credito che sono state loro concesse? E, soprattutto, perché le banche non riescono a valutare ex-ante quale sarà la concreta possibilità di escussione delle garanzie reali che sono state poste a corredo del prestito concesso?
La Banca d’Italia ha recentemente presentano, nella “Note di stabilità finanziaria e vigilanza”, un interessante aggiornamento circa la dinamica dei tassi di recupero delle sofferenze (documento che potete scaricare, direttamente dal sito della Banca d’Italia, cliccando qui, e la cui lettura dovrebbe essere completata con l’esame delle tavole di dettaglio, che potete scaricare cliccando qui.)
Senza voler togliere nulla ai benefici associati ad un’analisi approfondita del documento, è utile prestare attenzione a quanto rilevato in tema di recuperi sulle posizioni assistite da garanzie reali (cioè da pegno, ipoteca e privilegio, esclusi pertanto i crediti assistiti da mere garanzie personali):
“Il tasso medio di recupero delle sofferenze assistite da garanzie reali è diminuito al 35% (dal 38% nel 2018) per l’effetto congiunto della diminuzione del tasso di recupero sia della componente ceduta sul mercato (32% nel 2019 contro 36% nel 2018), sia della componente chiusa tramite procedure ordinarie (48% nel 2019 contro 52% nel 2018). Per le posizioni non assistite da garanzia reale la diminuzione del tasso di recupero (al 21%) è stata invece leggermente inferiore e pari a circa un punto percentuale), riconducibile soprattutto alla riduzione registrata per le posizioni cedute sul mercato (dal 19% al 16%).
Come è possibile che il tasso medio di recupero su posizioni assistite da garanzie reali risulti pari, nel caso di gestione in-house, al solo 48,0%, peraltro il valore in assoluto più contenuto rilevato nel corso degli ultimi 14 esercizi? Ipotizzando l'assunzione di garanzie reali in linea con l'entità del credito concesso, quali sono i fattori che spiegano la riduzione dal 50% (nel caso di gestione interna) al 70% (nel caso di cessione del credito) del valore effettivo delle garanzie reali acquisite in sede di affidamento?