La moratoria dei prestiti alle PMI
L'art. 56 del cd. Decreto Cura Italia prevede alcune facilitazioni per le PMI ed i professionisti. Come evidenziato nel documento preparato dalla Banca d'Italia a commento del Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18 recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, che potete scaricare direttamente dal sito della Banca d'Italia cliccando qui, tale "(...) norma introduce la possibilità per le microimprese e per le piccole e medie imprese (inclusi lavoratori autonomi) di ottenere dagli intermediari un “congelamento” dei prestiti revocabili o in scadenza fino alla fine del prossimo settembre e una sospensione, nello stesso periodo, dei pagamenti delle rate dei mutui (sia quota capitale sia quota interessi) e dei canoni di leasing. La misura si rivolge alle aziende che non abbiano esposizioni deteriorate alla data di entrata in vigore del decreto e che presentino temporanee carenze di liquidità dovute al diffondersi dell’epidemia. La norma prevede anche che una quota degli importi oggetto della moratoria sia coperta dalla garanzia del Fondo centrale per le PMI. A questo fine è istituita una Sezione speciale del Fondo, con una dotazione di 1,7 miliardi. La garanzia, in particolare, copre una quota pari al 33 per cento dei seguenti importi: i) il maggiore credito utilizzato tra la data dell’entrata in vigore del decreto e il 30 settembre 2020; ii) i prestiti in scadenza che hanno beneficiato di un allungamento della durata; iii) le singole rate oggetto di sospensione."
Si tratta di un primo, tenue supporto alla difesa della finanza delle PMI - che, per inciso, è bene che inoltrino subito apposita richiesta alle banche presso le quali hanno acceso linee di credito e si assicurino, in via formale, che la moratoria è stata loro effettivamente concessa per ogni tipologia di linea di credito - e di un primo, debole strumento di mitigazione del rischio di credito per le banche. Meglio sarebbe stato, ad esempio, se la moratoria delle linee di credito fosse stata concessa sino al 31 dicembre di questo esercizio e se la garanzia del Fondo Centrale per le PMI fosse stato elevato in misura pari ad almeno il 50% delle linee di credito oggetto di moratoria e per importi decisamente superiori (ad esempio almeno X100).
Il tema è centrale per la valutazione che gli investitori stanno facendo dei titoli delle banche italiane, che ormai esprimono valutazioni da liquidazione in blocco, con rapporti tra prezzo delle azioni e mezzi propri che oscillano tra 0,15 e 0,45: "La norma prevede una garanzia pubblica a copertura parziale delle esposizioni interessate, da attivare nel caso in cui il debitore diventi insolvente, così da attenuare gli effetti sui bilanci bancari di un possibile peggioramento significativo nella qualità del credito al termine del periodo di moratoria. La garanzia non è a prima richiesta, quindi non comporta una riduzione degli assorbimenti patrimoniali delle banche. Il recupero dei crediti dei clienti insolventi rimane in carico alle banche. Sulla base dei dati più recenti la perdita media sui prestiti deteriorati alle imprese è prossima al 70 per cento dell’importo nominale. La garanzia pubblica consentirebbe pertanto di abbattere le perdite, in media, dal 70 al 37 per cento." Come si vede, la garanzia pubblica potrebbe rappresentare, pur con tutti i limiti sopra evidenziati, uno strumento estremamente potente per poter assicurare alle banche internazionali ed agli investitori la solidità prospettica del sistema bancario italiano. E' chiaro che sarebbe necessaria una politica di garanzie alle linee di credito concesse molto meglio disegnata ed articolata, con volumi di garanzie anche per centinaia di miliardi di euro ma con tutta una serie di covenants capaci di tradurre l'azione del garante (lo Stato, o chi per esso) in una seria possibilità di conseguire, sotto una forma od un'altra, profitti e rendite. La storia economica ci insegna la presenza di una molteplicità di meccanismi differenti capaci di assolvere a questo fine.
La Banca d'Italia rileva, inoltre, che: "La moratoria dei prestiti potrebbe risultare la misura di sostegno alle imprese più efficace tra quelle introdotte dal decreto. Nei periodi di rapido deterioramento delle prospettive economiche e di elevata incertezza sulla durata e l’intensità di una recessione, infatti, gli intermediari non solo tendono ad adottare criteri più restrittivi nella concessione di nuovi prestiti ma rivedono anche le condizioni contrattuali di quelli concessi in passato, ad esempio abbreviandone le scadenze o riducendone l’importo. Nell’attuale congiuntura, è verosimile che le tensioni finanziarie delle imprese possano derivare soprattutto dalla revisione contrattuale dei prestiti già in essere, in quanto la domanda di nuovi finanziamenti risulterà inevitabilmente condizionata dal calo dei volumi produttivi e dalla revisione dei piani di investimento." L'accesso da parte delle PMI a nuovi finanziamenti sarà alquanto complesso nel corso dei prossimi trimestri, come è facile immaginare, e ciò richiede lo sviluppo di interlocuzioni con le banche condotte con la massima accuratezza e professionalità. Sarebbe bene che le PMI, una volta acquisita la certezza della moratoria, avviassero riflessioni accurate, con la propria banca, circa le prospettive di evoluzione degli affidamenti ad esse già concessi. Il secondo ed il terzo trimestre del 2020 dovrebbero quindi vedere un rilevante aumento delle interlocuzioni fra banche e PMI, e quanto più queste interlocuzioni saranno ampie ed approfondite, tanto meglio sarà per entrambi gli attori principali della relazione creditizia.
La Banca d'Italia, poi, conclude con un'osservazione molto importante: "Le disposizioni prevedono che non vi sia una perdita economica per la banca per effetto della moratoria. Il meccanismo, quindi, è “neutro dal punto di vista attuariale”, si limita cioè a redistribuire i pagamenti senza determinare perdite per la banca o benefici per l’impresa (salvo quello, desiderato, di fornire sollievo a situazioni di tensione di liquidità). Sulla base delle norme vigenti in materia di crediti deteriorati, e in prospettiva anche nel quadro del nuovo regime di individuazione del default (che entra in vigore dal 1° gennaio 2021 e che la gran parte delle banche “significative” ha già adottato in via anticipata su impulso della BCE), moratorie con questa caratteristica – siano esse disposte dalla legge (come in questo caso) o concordate su base volontaria tra le banche e i debitori – non determinano automaticamente una riclassificazione da performing a deteriorato (alle moratorie possono accedere infatti solo i debitori classificati come non deteriorati). Sotto il profilo contabile, inoltre, la posizione deve essere trattata secondo i criteri dettati dal principio contabile internazionale IFRS9 che prevede una classificazione per stadi di rischio di credito (stadio 1, 2 o 3). Sotto questo profilo, in linea generale la moratoria non dovrebbe determinare automaticamente e di per sé l’incremento significativo del rischio di credito che impone una riclassificazione dallo stadio 1 allo stadio 2 (con il conseguente calcolo delle rettifiche di valore sulla base di una PD lifetime anziché a un anno)." Quanto sopra rafforza l'esigenza di interlocuzioni ampie e frequenti fra PMI e banche. Non è il conflitto tra gli interessi delle PMI e quelli delle banche che potrà determinare l'emersione di una soluzione vincente, così come è puerile credere che l'atteggiamento meramente assistenzialista assunto da taluni intermediari bancari possa rappresentare qualcosa di più della solita, banale azione commerciale pensata da qualche bancario.
La realtà e che le banche e le PMI debbono attraversare, ammanettate tra loro, un campo minato infarcito da un reticolo di mine anti-rischio di credito posizionate, in modo accuratissimo, da IFRS9, dalle Guidelines EBA e dai documenti elaborati sul tema dal SSM della BCE. E' un percorso pericoloso, da affrontare insieme, con la massima cautela, grande trasparenza e molta professionalità, se entrambi i prigioneri desiderano sopravvivere anche a questo dilemma.