Le imprese italiane presentano un minor grado di rischio di insolvenza?
Nel "Rapporto sulla stabilità finanziaria" n. 2 pubblicato dalla Banca d'Italia lo scorso novembre (e che potete scaricare direttamente dal sito della Banca cliccando qui) viene riportata, tra l'altro, un'interessante analisi dell'evoluzione della probabilità di insolvenza (PD) delle imprese italiane (cfr. pag. 15).
Apprendiamo che "..per un campione di circa 290.000 società di capitali indebitate e prive di arretrati nei pagamenti, il valore mediano delle probabilità di insolvenza a un anno è diminuito dal 2,5 all'1,0 per cento tra il 2013 (dicembre, ndr) e lo scorso luglio (2017, ndr)". La nota prosegue facendo presente che per il 44% tale diminuizione è ascrivibile all'uscita dal campione delle imprese più fragili (la cui PD mediana era pari al 4,8% a fine 2013) e che per il restante 56% essa è dovuta al rafforzamento delle condizioni finanziarie delle imprese presenti nel campione (aperto).
L'analisi dei due grafici riportata a pag. 17 consente di osservare che:
- la più marcata riduzione della probabilità di insolvenza si era già manifestata a dicembre 2015 e, da allora, tale riduzione si è di fatto prevelentemente consolidata;
- i settori di attività economica, ordinati in modo decrescente per probabilità (media) di insolvenza 2017, sono gli "altri servizi" (PD = 6,5% circa) seguiti dall'immobiliare (circa 4%) e dall'energia (3,8% circa), l'agricoltura (circa 3,5%) e le costruzioni (circa 3%), il commercio (2% circa) ed, infine, la manifattura (1,8% circa).
Per la pratica professionale sarebbe auspicabile che le risultanze del modello ICAS della Banca d'Italia venissero diffuse con regolarità e con maggiore dovizia di particolari.