Le valutazioni al fair value degli strumenti finanziari nei bilanci delle banche europee
Alcune classi di attività finanziarie detenute dalle banche debbono essere valutate al fair value e sono classificate sulla base di una gerarchia di livelli che riflette la significatività degli input utilizzati nelle valutazioni (cfr. IFRS 13). Si distinguono, in particolare, i seguenti livelli:
(a) quotazioni (senza aggiustamenti) rilevate su un mercato attivo (livello 1);
(b) input diversi dai prezzi quotati di cui al punto precedente, che sono osservabili direttamente (prezzi) o indirettamente (derivati dai prezzi) sul mercato (livello 2);
(c) input che non sono basati su dati di mercato osservabili (livello 3).
Il tema non è banale: al 30 giugno 2019 le attività finanziarie dei gruppi bnacari europei soggetti alla vigilanza del SSM e valutate al fair value ammontavano a ben 5.111,5 miliardi di euro, pari al 22,6% del totale delle attività di bilancio.
Dal punto di vista della composizione, questa classe di attività finanziarie risultava costituita prevalentemente da obbligazioni (36,3%) e da derivati (32,0%), seguiti dai finanziamenti (24,4%) e dagli strumenti di capitale (7,4%).
Sotto il profilo della valutazione, solamente il 34,1% delle attività finanziarie era incluso nel Livello 1 della gerarchia del fair value (e, quindi, risultava composto da titoli quotati), mentre il 62,1% (pari a 3.174 miliardi) risultava di Livello 2 ed il rimanente 3,8% di Livello 3 (per un totale di 194 miliardi).
Quali sono i gruppi bancari europei che detengono i maggiori volumi relativi di strumenti finanziari valutati al fair value (1, 2 e 3) sul totale dei loro attivi? I gruppi bancari tedeschi (30,0%) seguiti a brevissima distanza da quelli francesi (28,3%). Poi vi sono i gruppi portoghesi (19,8%), italiani (16,8%), sloveni e spagnoli (16,6%).
Con riferimento al Livello 1, i gruppi bancari italiani sono tra quelli che possiedono la più elevata incidenza degli strumenti finanziari valutati al mercato (65,4% del totale), seguiti, davvero a grande distanza, dai gruppi bancari spagnoli (47,0%), francesi (29,0%) e tedeschi (23,4%). Non possiamo affermare con certezza che il posizionamento relativo dei gruppi italiani sul pennone dei Livelli 1 sia anche un esempio di massima virtù, ma sulla base dei dati al 30 giugno 2019 rilasciati dalla BCE si può invece senz'altro contraddire la scuola di pensiero che vede nei gruppi bancari tedeschi gli unici grandi amanti delle rischiose vette dei Livelli 2 e 3.
Per quanto concerne le valutazioni al Livello 2, infatti, i gruppi bancari tedeschi possiedono strumenti finanziari pari al 71,7% del loro totale (pari a 853 miliardi di euro), seguiti a brevissima distanza dai gruppi bancari francesi (67,9% del totale degli strumenti finanziari, ma con ben 1.471 miliardi investiti in tale classe, il 72% in più dei gruppi tedeschi) e da quelli olandesi, lussemburgesi e spagnoli (50,5% del totale, pari a 280 miliardi). I gruppi italiani di fermano al 31,1% (127 miliardi, in termini assoluti meno della metà di quelli spagnoli).
Con riferimento all'incidenza degli strumenti finanziari valutati al Livello 3, i gruppi tedeschi si posizionano solamente al 6° posto (4,9% del totale, pari a 58,3 miliardi), dopo i gruppi belgi (16,5%), portoghesi (15,2%), lussemburghesi (11,8%), austriaci (9,1%) e irlandesi (5,2%). Nella maratona di Livello 3 i gruppi francesi si posizionano al 10° posto (3,2%), ma con il carico più pesante (68,5 miliardi, il 17% in più dei gruppi tedeschi), preceduti dai gruppi italiani (3,5%, pari a 14,2 miliardi) e greci (3,4%). I gruppi tedeschi, pertanto, non sono i primi nel comparto dei Livelli 3 nè in termini di incidenza relativa sul portafoglio, nè sotto il profilo delle quantità assolute.
L'Europa delle valutazioni degli strumenti finanziari al fair value di Livello 2 e 3 vede, in conclusione, due grandi campioni: i gruppi tedeschi, ancora di poco i primi in termini di incidenza relativa sul portafoglio (76,6% vs. 71,0% dei francesi, + 7,7%) ed i gruppi francesi, primi in misura preponderante sotto il profilo dei valori assoluti (1.540 miliardi di euro vs. 991,7 dei gruppi tedeschi, +68,9%). I gruppi bancari italiani, invece, si addentrano assai poco nella foresta del fair value, preferendo la tranquillità (si fa per dire) dei mercati.