Lectio per i banchieri del futuro
A distanza di dieci anni dall’avvio della Grande Crisi Finanziaria il Governatore della Banca d’Italia dott. Ignazio Visco ha svolto un’interessante Lectio Magistralis presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” intitolata “Banche e finanza dopo la crisi: lezioni e sfide” (alla quale potete accedere direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui).
La lettura della Lectio Magistralis evidenzia, seppur in sintesi, molti dei temi che hanno riguardato la vita del Paese più che non la situazione del sistema bancario che vi opera: fra le righe pare di percepire la enorme lentezza delle procedure, le difficoltà di interlocuzione con una classe politica non così brillante e tempestiva in sede comunitaria, le difficoltà di condurre la Vigilanza in un contesto normativo profondamente mutato, l’enorme impatto e lunghezza delle crisi economiche che hanno interessato il Paese, le difficoltà di dialogo con una classe di banchieri che, anziché seguire proattivamente la Banca d’Italia nei passaggi più delicati, l’ha spesso disattesa se non osteggiata.
Ritorneremo con qualche riflessione più accurata sul contenuto della Lectio, ma rivolgendo lo sguardo al presente deve essere sottolineato che il IV capitolo evidenzia quali sono le principali sfide che interessano le banche italiane.
“La prima sfida per le banche è quella di adeguarsi alle mutate esigenze del sistema produttivo, per contribuire a una efficiente allocazione delle risorse e innalzare il potenziale di crescita dell’economia italiana.”. In tale ambito le principali direzioni di lavoro sono due: far evolvere la capacità di soddisfare le esigenze finanziarie delle imprese medio-grandi, che non possono essere risolte solamente grazie dalle banche, e fornire nuovi e più ampi supporti alle imprese di piccole e medio dimensioni, per le quali i metodi di valutazione del merito di credito risulteranno più rigorosi. È evidente che la professione di dottore commercialista dovrà parimenti evolversi in entrambi i segmenti di imprese.
“La seconda sfida riguarda il rafforzamento e il recupero di redditività dei singoli intermediari e del settore nel suo complesso. Si registrano progressi, ma occorre essere più ambiziosi, sia sul fronte della diversificazione dei ricavi sia su quello del contenimento dei costi.” La definizione di modelli di business capaci di creare valore sostenibile nel tempo e di remunerare adeguatamente il capitale, rilevanti progressi nel recupero di efficienza e produttività, lo sviluppo della cultura digitale e la ricerca di nuove forme di crescita dimensionale sono temi che dovrebbero interessare quotidianamente gli organi aziendali di ogni banca.
“La terza sfida, in prospettiva la più importante, è quella della tecnologia. La digitalizzazione, che già ha interessato ampi settori dell’economia, si sta espandendo all’industria finanziaria e ad attività svolte finora esclusivamente dalle banche.” È un tema di grande interesse e rilievo, che le banche dovrebbero saper gestire meglio e più rapidamente di altri settori industriali. È un tema sul quale è necessario sviluppare accurate riflessioni prima di investire capitali: la cultura digitale produce valore solamente quando è vissuta e diffusa, non certamente quando è acquistata.
Sono tre sfide centrali, che opereranno (e, se vogliamo ben vedere nei piani industriali, hanno già operato) una netta segmentazione tra i banchieri del passato e quelli del futuro. Dopo dieci anni di crisi finanziaria in buona misura la storia del nostro sistema bancario è già tracciata: vi sono coloro che volano verso il futuro e coloro che, invece, si sono irrimediabilmente intrappolati nel peso dei problemi del loro passato.