Misure correttive
Il dott. Carmelo Barbagallo, Capo del Dipartimento di Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia, ha recentemente presentato un’interessante prolusione intitolata “Il sistema bancario italiano: situazione e prospettive” (che potete scaricare direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui) la quale riporta accurate informazioni di sintesi su tre ambiti specifici: i) la situazione delle banche italiane; ii) l’evoluzione del contesto di mercato e del quadro regolamentare e di vigilanza; iii) le prospettive contenute nei piani industriali delle banche di maggiori dimensioni.
Sotto il primo profilo, nonostante i progressi già compiuti la performance economica delle banche italiane risente ancora dell’elevata incidenza sia dei costi operativi che dei costi del rischio. In particolare, “Nel 2017 il rapporto tra costi e ricavi è stato, in media ponderata, del 70 per cento per le SI (banche Significant, ndr), contro il 78 per cento delle LSI (banche di minori dimensioni Less Significant, ndr). Ancora più ampia la forbice tra le due categorie con riferimento al costo del rischio, ovvero il rapporto tra flusso di rettifiche annue e consistenza media dei prestiti. Per le SI esso è risultato pari a 103 punti base, mentre per le LSI è stato quasi il doppio (187 punti base). Osservando la distribuzione dei due indicatori (cfr. fig. 3), si nota un valore mediano assai simile tra banche SI e LSI, ma con una dispersione ben più ampia per queste ultime, con punte piuttosto elevate di cost/income e di costo del rischio.”.
Per quanto concerne il secondo aspetto, viene rilevato che “Il complesso di queste misure regolamentari tende inevitabilmente sia ad accrescere il costo per le banche del finanziamento sui mercati sia ad aumentare il vaglio che questi ultimi eserciteranno sull’operato del management, con significativi riflessi su modelli di business, ampiezza e chiarezza delle informazioni rese agli investitori, adeguatezza e stabilità delle fonti di reddito. Gli oneri complessivamente sopportati per il rispetto di queste normative sono consistenti e finiscono col gravare in misura particolare sugli intermediari più piccoli.”
Sul fronte delle prospettive di business, viene osservato che: “Con l’eccezione dei player più grandi, che appaiono più consapevoli delle esigenze di cambiamento poste dall’innovazione tecnologica e più in grado di impegnare risorse all’altezza della sfida, i piani industriali ci restituiscono l’immagine di un sistema bancario ancora fortemente basato sull’operatività bancaria tradizionale. L’obiettivo, pure ampiamente dichiarato, di reindirizzare il business verso una operatività meno rischiosa (fee-based), che assorba meno capitale e che sfrutti in maniera massiva le nuove tecnologie, sembra quindi richiedere ulteriori sforzi.”
L’intervento contiene riflessioni sulle quali occorre svolgere un’accurata meditazione, in particolare alla luce dell’enorme lavoro che la Vigilanza della Banca d’Italia ha condotto, anche in condizioni molto difficili, nel corso della Grande Crisi Finanziaria. Ma su quali fronti debbono investire le banche italiane? Nel capitolo conclusivo della sua relazione il dott. Barbagallo evidenzia quattro temi centrali ed una avvertenza di rilievo. I temi sono gli impieghi alla clientela, il costo della raccolta, la dimensione aziendale e l’offerta di prodotti e servizi a bassa intensità di capitale: ciascuno di essi dovrebbe essere accuratamente declinato al fine di rafforzare la performance di una banca. L’avvertenza è, invece, molto chiara: “Con particolare riferimento alla crescita delle spese per il personale e ai contenuti investimenti tecnologici, le evidenze derivanti dall’analisi dei piani industriali sembrano indicare che le banche non stiano ancora andando nella giusta direzione. Bisognerà quindi intervenire con misure correttive.” Auguriamoci che le banche italiane sappiano dedicare maggiore attenzione ai suggerimenti della Vigilanza e si rimettano a lavorare, con energia e dedizione ed avendo realizzato pienamente ciò che è successo nel corso degli ultimi 10 anni, a favore di un nuovo modello di banca e di servizio all’economia ed alla società italiana.