Nuove modalità di gestione del rischio di credito
“Banks and borrowers experiencing financial difficulties should proactively work together to find appropriate solutions for their specific circumstances. That should include not only financial restructuring, but also a timely recognition of credit losses.
Other financial institutions, including investment funds, should monitor their investments in corporate bonds and into private lending.”
Così si legge, in tema di gestione del rischio di credito, nell’ultimo “Joint Committee Report on risks and vulnerabilities in the EU Financial system” rilasciato lo scorso 8 settembre dalle tre European Supervisory Authorithies (EBA, ESMA ed EIOPA), report che potete scaricare direttamente dal sito dell’EBA cliccando qui.
La frase è importante perché ricorda a tutti noi la grande differenza che permane tra banche ed altri intermediari finanziari relativamente alla valutazione ed alla gestione delle proprie attività creditizie (le prime possono monitorare e colloquiare direttamente con i clienti ai quali hanno prestato denari, le seconde molto meno) e, di conseguenza, ai diversi modelli che i processi di controllo interno debbono assumere ai fini della valutazione del valore degli asset nei quali le due classi di attori dell’industria finanziaria hanno investito.
Ciò che preme rilevare e che mai come in questo momento lo sviluppo di una chiara ed approfondita interlocuzione tra banche e clienti, in particolare tra banche ed imprese affidate, è centrale al fine di valutare l’effettivo rischio di credito e di approfondire quali siano le vie, concretamente possibili, per evitare che un credito possa scivolare in uno dei molti gironi dei crediti non performanti.
La pandemia, pertanto, determinerà modificazioni importanti nella gestione del rischio di credito per i seguenti, principali motivi: i) la presenza di un quadro di norme più complesso ed articolato (ma, come noto, la complessità aumenta, e non riduce, i gradi di libertà); ii) uno scenario macroeconomico fortemente instabile, con la possibilità che le imprese hanno di conseguire grandi profitti (ed altrettante rilevanti perdite) in breve tempo ed in funzione di fattori che prima della pandemia erano dormienti (si pensi, primo fra tutti, ai prezzi delle materie prime); iii) la necessità di pervenire ad un fine tuning dal valore netto delle singole obbligazioni creditizie, valore che quasi tutte le procedure fallimentari normate, anche alla luce dei tempi della giustizia italiana, tendono per definizione ad erodere.
La gestione del rischio di credito, pertanto, deve seguire nuove vie: “Banks and borrowers experiencing financial difficulties should proactively work together to find appropriate solutions for their specific circumstances. That should include not only financial restructuring, but also a timely recognition of credit losses.”
In buona sintesi:
- invitare le banche e le imprese a lavorare insieme;
- indurre schemi di lavoro proattivi, quindi con il supporto di metodologie e di strumenti utili per far percepire anticipatamente i problemi, le tendenze o i cambiamenti futuri al fine di pianificare, per tempo, le azioni opportune;
- individuare le soluzioni più appropriate (e quindi non le più astute, o quelle sconvenienti ad una parte, o inadatte alla dimensione dell’impresa, e che non siano concettualmente errate e non fuori luogo dato l’ecosistema nel quale operano banche ed imprese);
- individuare soluzioni in funzione delle specifiche circostanze, non solo patrimoniali e finanziarie, del prenditore dei fondi e della banca che li ha erogati;
- non limitarsi alle tradizionali ristrutturazioni, valutando se davvero sono necessari interventi complessi con i quali dare una nuova forma a organizzazioni, imprese economiche e fabbricati;
- monitorare, mese dopo mese, l’andamento dell’obbligazione creditizia al fine di appurare ogni possibile segnale di scalfimento del suo valore intrinseco.
Probabilmente esiste un mondo nuovo - più veloce, più serio e più leggero - di tessere interlocuzioni tra banche ed imprese: perché non provare a definire un modello di interlocuzione nuovo che riduca, finalmente, le perdite da porre a carico delle banche?