Quale futuro per il sistema dei pagamenti?
L'offerta di servizi di pagamento - che siano efficienti ed economici - è uno dei cardini dell'industria finanziaria, come noto, ed è un'area di lavoro sottoposta, già da non pochi anni, ad un'intensa pressione concorrenziale anche da parte delle FinTech e delle BigTech.
Il tema assume importanza non solo per i profili di redditività che interessano gli intermediari finanziari ma, anche e sopratutto, per far comprendere alle banche in quali direzioni debbono essere investite le poche risorse disponibili per far fronte ad una concorrenza che diviene sempre più globale.
L'EBA ha recentemente pubblicato un interessante paper dedicato al tema (cfr. "EBA REPORT ON THE IMPACT OF FINTECH ON PAYMENT INSTITUTIONS’ AND E-MONEY INSTITUTIONS’ BUSINESS MODELS", che potete scaricare direttamente dal sito dell'EBA cliccando qui), dal quale si evince, tra l'altro, che i principali fattori di rischio che interessano gli attori dell'industria (istituti di pagamento ed istituti di moneta elettronica) sono almeno una decina e vengono così riassunti (grassetto mio):
"The potential impact of active participation of BigTech firms, the uncertain impact of Brexit and the key dependencies on banks and card processors (for some PIs and EMIs) are observed to be the key threats to the sustainability of institutions’ business models.
In addition, a number of key challenges will need to be addressed relating to operation resilience and ICT security, operational capacity, regulatory changes, customer education, and acquisition and retention of skills and talent."
Se oltre a questi fattori si considerano anche: i) gli impatti della PSD2; ii) l'avvento dello scontrino elettronico, e: iii) una domanda di servizi di pagamento molto meno cari rispetto a quelli attuali, il consolidamento che sta interessando l'industria dei pagamenti sarà probabilmente solo un debole palliativo i cui effetti dureranno meno di un'estate ed al quale neanche i più ingenui investitori sembrano siano disposti a credere.