Quale sistema finanziario per il 21° secolo?
La crisi finanziaria ha evidenziato in modo molto chiaro quali fossero i limiti impliciti nei sistemi finanziari, ma sinora sono stati rari i tentativi di esaminare, senza senso di urgenza e con una piena apertura verso il futuro, quali debbano essere gli obiettivi di base di sistemi finanziari efficienti. Sir Andrew Duncan Crockett – che è stato direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali ed è attualmente Special Advisor del Presidente di JP Morgan Chase - ha tenuto quest’anno la Per Jacobsson Lecture di Basilea intitolandola “What financial system for the 21st century?” nel corso della quale ha esaminato, secondo noi con grande efficacia e semplicità, quali sono i principali obiettivi che dovrebbero perseguire sistemi finanziari efficienti. Il passaggio di prospettiva che Sir Crockett propone è molto forte: dalla critica di ciò che non ha funzionato sinora alla definizione di ciò che un sistema finanziario dovrebbe saper far bene per poter concretamente aggiungere valore all’economia reale. Potete scaricare la Lecture di Sir Crockett direttamente dal sito della BRI cliccando qui, ma in estrema sintesi, un intermediario finanziario, che rappresenta un componente del sistema nervoso centrale di una economia di mercato, dovrebbe essere gestito, in modo molto semplice, per conseguire i seguenti obiettivi: - proteggere e aumentare incessantemente la capacità di produrre dati ed informazioni di elevata qualità, fondamentali sia per il miglior funzionamento dei mercati che per assicurare, in generale, la migliore allocazione delle risorse disponibili; - tradurre la produzione di flussi addizionali di informazioni di elevata qualità in ricavi che eccedano i costi necessari per produrle, assicurando il mantenimento dell’equilibrio economico ed aumentando la propria reputazione sul mercato; - aumentare gli incentivi interni posti a difesa del proprio franchise value (brand) tramite un’eccellente gestione del processo di allocazione del credito, un intelligente utilizzo degli strumenti di mitigazione e riduzione dei rischi finanziari, il possesso di adeguati processi di risk management e di controllo interno ed una cospicua dotazione di capitale. Tutto qui. Per quanto concerne le riforme in atto, se si desidera che esse siano robuste è necessario che esse risolvano alla base i fallimenti di mercato ai quali abbiamo assistito, risolvendo i problemi connessi a incentivi perversi, asimmetrie informative e conflitti di interessi, i quali hanno di fatto distrutto intermediari e sistemi finanziari. Per conseguire tutto ciò è del tutto irrealistico immaginare che possano bastare il solo rafforzamento patrimoniale e una stretta vigilanza delle entità che costituiscono lo shadow banking.