Quali banche per lo sviluppo?
La resilienza del sistema bancario europeo è condizione necessaria, ma non sufficiente, per assicurare lo sviluppo dell’economia dell’Europa. Questa può forse sembrare un’affermazione banale e semplicistica, ma dopo 10 anni di Grande Crisi Finanziaria, trascorsi a ripulire banche e a ricapitalizzarle, è indispensabile chiedersi se e come il sistema bancario europeo può assurgere al ruolo di riconfiguratore del panorama economico europeo, diventandone il principale strumento di sviluppo. Fattori quali la digitalizzazione, l’avvento delle Fintech, il cambiamento climatico, il passaggio ad una economia non fondata sul carbone, l’invecchiamento della popolazione, Brexit ed il livello del debito raggiunto in taluni Paesi in un contesto di tassi di interesse contenuti impongono una seria riflessione circa la permanenza o meno, in capo al sistema bancario europeo, di ruoli e funzioni che sono stati essenziali per secoli nell’assicurare la crescita delle nostre economie. È indubbio che sul fronte della resilienza molti successi sono stati conseguiti sino ad oggi. Se leggete la prolusione di Daniéle Nouy, Presidente del Supervisory Board della BCE, presentata alla 9^ FMA Supervisory Conference ed intitolata "The Financial Market as a Global Village: integrated, innovative, international" (alla quale potete accedere cliccando qui) i progressi compiuti dal sistema bancario europeo nel corso degli ultimi 10 anni sono ampi ed impressionanti.
Ma oltre ai vantaggi che ne sono derivati in termini di maggiore resilienza del sistema bancario europeo, quali opportunità di sviluppo del ruolo del sistema bancario derivano dall’evoluzione del quadro delle regole occorso negli ultimi 10 anni?
La prima opportunità è connessa alla più ampia possibilità che le banche hanno di operare su scala europea seguendo regole comuni. “And in a sense, European banking supervision has become the node between the regional and the global dimension. At regional level, it is a large and vital network. It connects 26 national supervisory authorities from 19 countries to each other, and to the ECB. You could call it a federal system with the ECB at its centre. And at global level, it has become the largest banking supervisor in the world. In that role, it contributes to shaping the global supervisory framework and safeguarding global financial stability.” È questo (nuovo e potente) link tra dimensioni regionali e scala globale che rappresenta il fondamento e la premessa per l’assunzione di un nuovo ruolo di sviluppo da parte del sistema bancario e finanziario europeo. M.me Nouy evidenzia poi con chiarezza le problematiche e le discrezionalità che debbono essere superate, ve ne sono molte e vi è ancora molta strada da fare, ma ogni banca europea dovrebbe considerarsi geneticamente europea indipendentemente dalle proprie dimensioni, e ciò proprio perché segue regole e prassi europee.
La seconda opportunità deriva dalle priorità del SSM ancora aperte: “Just to mention a few, among other priorities, we will continue our work on profitability, non-performing loans, the targeted review of internal models, governance and liquidity. We will also be ready to help ensure a smooth Brexit, no matter the outcome of the political negotiations. And we will prepare for newcomers; this means banks that may choose to relocate to the banking union, or countries that may want to join through close cooperation.” Sono tutte aree di lavoro che richiedono un investimento nella evoluzione dei modelli di business, delle capacità strategiche ed operative della banca, della piena comprensione delle opportunità connesse all’evoluzione delle regole e del prezioso ruolo offerto dalla “consulenza” della Vigilanza. Non si tratta più di assicurare il mero rispetto dei dettami della Vigilanza, ma si arrivare per primi ad un ruolo di campione europeo al fine di poter operare liberamente sul proprio territorio ed a livello globale. Strumenti quali lo SREP, il RAF ed il FAP non sono strumenti utili alla vigilanza, ma sono modalità nuove con le quali la Vigilanza richiede ed induce una accurata riflessione strategica ad ogni banca. Senza un pieno successo su tali fronti, pare molto difficile immaginare che le banche tornino a rivestire un ruolo centrale nello sviluppo economico del loro Paese e dell’Europa in generale.
La terza opportunità che viene evidenziata da M.me Nouy concerne sia una questione di metodo che un possibile modello operativo sul quale investire: “And in my view, this is the only option – in finance and all other parts of life. If we are to make this age of greater financial integration a success, all participants must commit to working together. From national capitals to Frankfurt and to the global stage, let’s remember that cooperation is not only welcome, but essential.” L’evoluzione dei modelli di business e l’assunzione di un nuovo ruolo da parte delle banche nello sviluppo economico passa attraverso lo sviluppo della cooperazione in tutte le centinaia di forme nelle quali essa può essere declinata sia sotto il profilo giuridico che sotto quello delle dotazioni di servizi, capitale umano e tecnologie.
L’Europa ha bisogno di nuovi attori dello sviluppo economico, ma perché alcuni banchieri si limitano ad interpretare l’azione del SSM principalmente come un rischio e non, invece, come un’opportunità? E perché continuano a perseguire unicamente progetti di integrazione ed aggregazione fisica - in buona parte dei casi, fallimentari per il peso eccessivo dei NPL e per la carenza di economie di scala e di scopo - e non puntano, invece, a creare nuove modalità di collaborazione fondate sulla dimensione del Tier 1, sul capitale umano e sulla tecnologia?