Quali fattori determinano il rischio delle banche?
La prof.ssa Daniela Venanzi ha recentemente pubblicato un interessante paper che si intitola "Da che dipende il rischio delle banche? Il beta fondamentale delle banche europee", al quale potete accedere, direttamente dal sito di Moneta e Credito, cliccando qui, e che vi consiglio di leggere per le molte ed utili intuizioni che in esso vengono sviluppate.
Come noto, se un’azione ha un beta maggiore di 1 tenderà a variare più che proporzionalmente al variare dei rendimenti del portafoglio di mercato (aggressive stock); se invece ha beta inferiore a 1 essa sarà meno sensibile al rischio sistematico (defensive stock). Con la franchezza ed il coraggio che la contraddistingono, la prof.ssa Venanzi conclude il paper affermando che: "Dal test empirico svolto su un campione di oltre 100 banche europee nel decennio 2006-2015, risulta che la maggiore dimensione e la maggiore diversificazione degli attivi (che è favorita dall’aumento dimensionale) accrescono il rischio sistemico della banca. Questa evidenza dovrebbe suggerire ai regolatori (europei e nazionali) di correggere l’orientamento attuale che considera fusioni e acquisizioni tra banche la panacea ai mali del sistema bancario, motivandolo in termini di conseguente maggiore stabilità del sistema.".
E' un'opinione che condivido pienamente dato che troppe fusioni sono state portate avanti - e non solo tra banche, ma anche tra altre tipologie di intermediari - unicamente per risolvere le inefficienze di uno o più intermediari, con danni irreparabili per gli azionisti, il settore ed i consumatori. Gli intermediari che non riescono a stare sul mercato vanno posti in risoluzione, salvaguardando, se vi sono, le competenze e gli asset, anche intangibili, che possono essere ceduti sul mercato. Fondersi per risolvere i problemi altrui non è un'idea vincente, neanche per i banchieri e per gli investitori più aggressivi.