Rischi ambientali e rischi connessi alla transizione verso una economia low-carbon
Gli impatti dei rischi dei cambiamenti climatici e dei rischi connessi alla transizione verso un’economia a basso consumo di carbone sono ancora poco conosciuti nell’industria finanziaria. Il tema, come noto, è stato trattato con determinazione nel Joint Committee Report on Risks and Vulnerabilities in the EU Financial System al quale potete accedere cliccando qui.
I cambiamenti climatici derivano da ogni effetto, processo, oggetto o materiale derivato dalle attività umane che interferisce “… nell’evoluzione naturale del sistema climatico, il cui fattore preponderante è l’aumento della concentrazione in atmosfera di gas e aerosol, prodotti dalle attività umane e in grado di operare come agenti di cambiamento climatico (drivers). … Ne conseguono rischi di entità globale quali: riduzione delle calotte polari e dei ghiacciai, sommersione di vaste zone costiere, eventi meteorologici estremi (tifoni, uragani, inondazioni, siccità ecc.), scomparsa di numerose specie animali e vegetali ovvero migrazioni di massa. Tali rischi sono amplificati a causa della complessità delle interazioni fra i vari componenti del sistema climatico: in condizioni limite, piccoli cambiamenti nei meccanismi forzanti possono originare brusche variazioni. I fenomeni che rispondono a questo criterio, per i quali si possono determinare grandi discontinuità di scala e divergenze irreversibili da preesistenti condizioni di equilibrio, sono denominati tipping points (per es., riduzione sostanziale o collasso della circolazione oceanica nordatlantica, rilascio di grandi quantità di metano dal permafrost siberiano o dai clatrati dei fondali oceanici) (Fonte: Treccani).
Il passaggio ad una low-carbon economy comporta, invece, la transizione verso un’“economia fondata su un sistema di produzione e consumi a basso contenuto di carbonio, ovvero a ridotte emissioni di CO2 in atmosfera. Sviluppo e innovazione tecnologica nei settori energie rinnovabili, energie pulite, efficienza energetica, edilizia e trasporto sostenibili (edifici a basso consumo e ridotti carichi ambientali, veicoli elettrici, a idrogeno, a celle di combustibile) ne costituiscono il nucleo industriale, oltre a comportare aspetti finanziari di notevole importanza. La capacità di tradurre i limiti fisici della finitezza di risorse ed ecosistemi in valore di scambio, attraverso le attività volte a ridurre la vulnerabilità ambientale (aumento della resilienza) e le emissioni in atmosfera (mitigazioni degli effetti climatici secondo lo sviluppo di tecnologie a basso impatto di carbonio) rappresenta un’opportunità per svincolare la crescita dell’economia mondiale da alcuni vincoli. Tuttavia, il successo di una tale economia, sottoposto al vincolo di gravose barriere (per es., la competitività globale sui costi di produzione), è condizionato anche dalla necessità di trasformazioni di notevole portata, sia negli aspetti politici di gestione e pianificazione dello sviluppo dell’economia, sia nei modelli culturali che orientano il costume individuale.” (Fonte: Treccani).
Entrambi i due rischi citati sono stati oggetto di alcune analisi da parte dei governi e delle autorità di vigilanza. Si considerino, ad esempio:
- l’insieme delle analisi e delle considerazioni svolte dal G20 (https://g20.org/en);
- le raccomandazioni del Financial Stability Board (https://www.fsb-tcfd.org/wp-content/uploads/2017/06/FINAL-TCFD-Report-062817.pdf; http://www.fsb.org/wp-content/uploads/Technical-Supplement-1.pdf);
- le analisi condotte dalle autorità di vigilanza francesi (https://www.tresor.economie.gouv.fr/Ressources/File/433465);ù
- le analisi svolte dalle autorità di vigilanza britanniche ( https://www.bankofengland.co.uk/climate-change);
- gli stress test e le analisi predisposti dalla vigilanza olandese: (https://www.dnb.nl/en/binaries/Waterproof_tcm47-363851.pdf?2017110615; https://www.dnb.nl/en/binaries/Waterproof_tcm47-363851.pdf?2018041806);
- le posizioni espresse dall’European Systemic Risk Board (https://www.esrb.europa.eu/pub/pdf/asc/Reports_ASC_6_1602.pdf).
Inoltre l’ESRB ha avviato un gruppo di lavoro sul tema, alcune autorità di vigilanza europee hanno dato avvio ad un network finalizzato allo studio delle best practices concernenti la vigilanza ed i temi macroprudenziali connessi ai cambiamenti climatici ed ai temi ambientali (“Central Bank and Supervision Network for Greening the Financial System” del quale, purtroppo, non fa parte la Banca d’Italia) e l’High Level Expert Group on Sustainable Finance dell’Unione Europea ha formulato prime raccomandazioni circa l’evoluzione del quadro normativa europeo.
Ma quali sono, in concreto, i principali impatti che derivano da queste due classi di rischi sistemici?
Per quanto concerne i cambiamenti climatici, pur nei limiti delle nostre attuali conoscenze, i danni connessi al cambiamento climatico possono determinare:
- un indebolimento della posizione finanziaria delle imprese di assicurazione ed, in particolare, di quelle di riassicurazione;
- nel caso in cui tali danni non fossero assicurati, essi possono riverberarsi sugli stati, sulle imprese e sui privati che possono trovarsi nelle condizioni di non poter rimborsare i propri debiti, in qualunque forma assunti, onorare i contratti di copertura siglati o liquidare gli interessi ed i dividendi attesi;
- una caduta del valore degli asset finanziari (azioni e bond), con impatti di rilievo sulla posizione di liquidità degli intermediari finanziari e sulle perdite subite dagli investitori.
Il passaggio ad una economia low-carbon può invece determinare:
- l’emersione di significativi costi di aggiustamento nei settori ad alta intensità di combustibili fossili, in particolare nell’industria estrattiva, nelle utilities, nel settore dei trasporti, in agricoltura e nel settore immobiliare. Tali costi dovrebbero essere accuratamente valutati sia dagli intermediari finanziariamente esposti nei confronti di tali settori, sia da parte degli investitori interessati ad investire in tali settori;
- rischi di mercato e reputazionali connessi ad eventuali bolle speculative sul mercato emergente dei green bond;
- rischi connessi al greenwashing, e cioè alla strategia di comunicazione di talune imprese, finalizzata a costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.
Il Joint Committee Report conclude così: “Financial institutions should be encouraged to take a more forward-looking approach to include sustainability risk in their governance and risk management frameworks, and to develop responsible, sustainable financial products.” Una classe di rischi sistemici da valutare con grande accuratezza.