Solo i più digitali sopravviveranno
“È ora di lasciarci definitivamente alle spalle la difficile esperienza degli ultimi dieci anni e di affrontare subito le sfide che si prospettano. Per le banche significa recuperare redditività, adeguarsi al nuovo quadro normativo, fare i conti con una concorrenza crescente all’interno e all’esterno dei confini nazionali. Ma se devo fare una previsione dico che la sfida più importante riguarda la tecnologia e gli sviluppi che la digitalizzazione porterà anche nel settore della finanza. La discontinuità sarà forte e solo i più forti sopravviveranno.” È con queste parole che si conclude l’intervento che il dott. Fabio Panetta, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, ha tenuto lo scorso 10 maggio presso la Camera dei Deputati ha intitolato “Il sistema bancario italiano nel quadro dell’Unione bancaria euopea” (ed al quale potete accedere direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui). La franchezza con la quale il dott. Panetta pone in evidenza taluni punti di debolezza del sistema bancario italiano è assai utile per definire le strategie future di una banca.
Il tema della capacità di digitalizzazione di una banca assume importanza sotto molti aspetti.
In primo luogo, il possesso di una cultura digitale valorizza al meglio quanto già presente nel perimetro di una banca, ed in particolare i dati che essa possiede, le informazioni di cui dispone e la conoscenza, anche tacita, che i suoi dipendenti e collaboratori hanno sviluppato. Non sarà mai sufficiente rimarcare l’importanza delle relazioni, inscindibili e molteplici, che sussistono tra cultura digitale e processi di gestione della conoscenza: questi ultimi sono la motivazione per l’esistenza della prima.
In secondo luogo, la digitalizzazione consente di superare una serie di problemi che possono danneggiare in modo rilevante una banca. I rischi di credito possono essere mitigati in presenza di una accurata gestione dei dati e delle informazioni relative a ciascun cliente, ad esempio. Come rilevato dal dott. Panetta, “All’avvio della crisi le banche non erano in grado di gestire in maniera soddisfacente l’enorme volume di insolvenze: i prezzi di cessione e i tassi di recupero dei crediti anomali avrebbero potuto essere maggiori se esse si fossero dotate per tempo di assetti organizzativi adeguati e di informazioni complete e dettagliate, indispensabili ai fini sia della gestione interna sia della vendita sul mercato. Per superare queste debolezze, negli anni scorsi abbiamo richiesto agli intermediari di predisporre basi dati esaustive sulle singole posizioni in sofferenza; nell’ambito dell’SSM abbiamo sollecitato l’adozione di assetti organizzativi che consentano una gestione efficace delle attività deteriorate.”. Inoltre la digitalizzazione consente di mantenere e sviluppare i rapporti con la clientela e con tutta la rete di relazioni di cui dispone una banca.
Ma c’è un terzo tema sul quale fare una riflessione, e concerne l’evoluzione del quadro normativo in atto. Come rilevato dal dott. Panetta “Le riforme di recente approvate a livello internazionale spingono verso un ridimensionamento del sistema creditizio. Le regole di Basilea 3 hanno innalzato i requisiti patrimoniali per le banche, introdotto un tetto al grado di leva finanziaria, stabilito requisiti di liquidità. Un ulteriore fabbisogno di capitale è previsto per le banche sistemicamente rilevanti. Altre misure sul capitale sono in discussione nelle sedi internazionali. Le banche debbono inoltre rispettare norme esistenti ma inasprite negli ultimi anni, come quelle relative all’antiriciclaggio e alla protezione dei consumatori. In prospettiva questo insieme di regole renderà le banche meno rischiose che in passato. Allo stesso tempo tenderà a comprimere la redditività bancaria e lo sviluppo del sistema creditizio, con possibili riflessi negativi sull’offerta di finanziamenti all’economia reale. In futuro, quindi, i mercati dei capitali avranno un ruolo più ampio e saranno chiamati a sostenere in misura crescente i rischi connaturati con il finanziamento degli investimenti.” La Compliance farà quindi soffocare le banche per i troppi costi e per gli insuperabili vincoli alla operatività? Difficile crederlo, in particolare per quelle banche che sanno vedere le enormi opportunità di sviluppo della propria operatività connessa con la digitalizzazione delle regole e con la valorizzazione dei dati e delle informazioni che da essa ne può derivare.