Tre direzioni di lavoro
Mario Draghi ha recentemente scritto: “Nel 2018 le banche continuano ad affrontare alcune sfide importanti, tra le quali il risanamento dei propri bilanci attraverso la riduzione delle esposizioni ereditate dalla crisi finanziaria - come alcuni prodotti finanziari non negoziabili - e dalla successiva Grande Recessione, come i crediti deteriorati. Un’altra sfida per le banche è rappresentata dalla necessità di adattare i propri modelli di business alle nuove tecnologie e di risolvere le problematiche correlate all’eccesso di capacità e ai costi elevati. Queste dovranno rimanere le aree di intervento prioritarie per le banche impegnate a conseguire maggiore solidità e a sostenere l’economia dell’area dell’euro.”
Queste sono infatti le parole con le quali Mario Draghi conclude la prefazione alla Rapporto Annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2017. Riduzione dei crediti deteriorati, eliminazione dei prodotti finanziari non negoziabili detenuti, riduzione dell’eccesso di capacità produttiva e taglio dei costi elevati sono le quattro aree di lavoro per le banche che non hanno ancora superato la Grande Crisi Finanziaria. Per questo sottoinsieme di banche europee, che definiamo di serie B o C, che non ce l’hanno fatta ad uscire dalla Grande Crisi con i bilanci in ordine e con un significativo recupero della redditività, non rimane altro che procedere ad ulteriori tagli, a riduzioni di sportelli e personale, ad onerose cessioni di NPL e di fabbriche prodotto e procedere lungo una lenta discesa che durerà ancora qualche anno. Tenteranno, si, di mantenere le dimensioni mediante fusioni, auspicando che, prima o poi, le economie di scala facciano capolino nel caos organizzativo generale, ma molte operazioni analoghe fatte in passato hanno permesso solo di trasferire alle generazioni successive i problemi irrisolti e di diffondere i virus della cattiva gestione in ogni angolo delle banche fuse. In ambito finanziario, come noto da tempo, i numeri contano molto e, da sempre, molto di più delle parole.
Ma per le altre, per le banche europee di serie A, per quelle che invece i problemi li hanno saputi superare in tempo e che sono riuscite a recuperare la propria solidità e redditività, che sono quindi capaci di sostenere l’economia dell’area dell’euro, quali suggerimenti proporre per avviare una nuova fase di espansione e quali fattori attivare per aumentarne l’attrattività nei confronti degli investitori? In buona sintesi, vediamo almeno tre insiemi di suggerimenti:
- individuare ogni nuovo spazio di mercato nel quale sviluppare nuovi prodotti e nuovi servizi, in particolare nelle aree nelle quali le banche di serie B e C non possono entrare non solo perché non ne hanno i mezzi (serie B), ma soprattutto perché non possiedono le conoscenze e le competenze adatte per farlo ad ogni livello aziendale, dal management alla rete (serie C);
- diffondere una cultura digitale all’interno della propria banca, tenendo presente che la cultura digitale prospera e fornisce frutti preziosi solamente quando essa si pone in netta contrapposizione rispetto all’esistente e quando essa serve a rompere modi di fare tradizionali e ad attivare nuove energie e nuove costellazioni di attori;
- qualità dei prodotti e dei servizi offerti a 360 gradi, in ogni ambito e direzione, indice di una capacità di semplificazione e di resilienza che non è per niente facile da sviluppare in un settore sottoposto ad una sempre maggiore complessità organizzativa e ad un quadro di regole in costante espansione.