Varie
01, Sep 2011

Cinque direzioni di lavoro per il sistema Italia

Le manovre varate dal Governo italiano tra luglio ed agosto, indotte dall’acuirsi delle pressioni dei mercati sui titoli del debito pubblico italiano, rappresentano uno spunto sufficientemente ampio sul quale valutare ciò di cui ha bisogno il nostro Paese nei prossimi 10-15 anni. A noi pare che le considerazioni svolte dal dott. Ignazio Visco, Vice Direttore della Banca d’Italia, nel corso della testimonianza da egli tenuta presso il Senato della Repubblica lo scorso 30 agosto (che potete prelevare direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui), rappresentino un’ottima sintesi delle direzioni di lavoro sulle quali, ad oggi, è necessario investire - in termini di ricerca, innovazione strategica e politiche economiche – per permettere all’Italia di recuperare il terreno perso in questi ultimi cinque anni. Al di là dei puntuali commenti ai contenuti tecnici del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138 – destinato, come noto, ad una profonda rivisitazione nel corso del dibattimento parlamentare – è possibile riassumere queste “direzioni di lavoro” nelle seguenti cinque macro aree, per ciascuna delle quali ci è parso utile riallocare parti del testo della testimonianza del dott. Visco: a) aumentare le risorse disponibili per gli investimenti pubblici; “Dal lato della spesa, un significativo impulso alla crescita deriverebbe dalla rimozione degli ostacoli alla realizzazione degli investimenti delle società concessionarie. Per la più importante di queste, le opere già concordate da realizzare valgono circa 15 miliardi.” Nell’ambito della spesa in conto capitale delle Amministrazioni pubbliche, occorre dare priorità ai progetti che beneficiano di un contributo europeo. I fondi strutturali comunitari attualmente a nostra disposizione sono stati spesi solo per il 15 per cento: quelli non spesi ammontano a 23 miliardi, a cui va associato il relativo co-finanziamento nazionale.” (cfr. pag. 14 della testimonianza, grassetto nostro); b) ridurre gli apparati istituzionali: “Un più deciso intervento sugli apparati istituzionali darebbe risparmi significativi nel medio termine, oltre a sottolineare l’urgenza del riequilibrio dei conti pubblici. La razionalizzazione dei diversi livelli di Governo dovrebbe mirare a semplificare i processi decisionali e a evitare duplicazioni di funzioni e sovrapposizioni di competenze. Una parte delle funzioni delle Province potrebbe essere riallocata ai Comuni, che già hanno responsabilità in materia di istruzione, cultura e beni culturali e politiche sociali. Funzioni riferibili ad ambiti territoriali più ampi (trasporti, gestione del territorio, tutela dell’ambiente, sviluppo economico) potrebbero invece passare alle Regioni. Ciò favorirebbe una razionalizzazione degli interventi in tali ambiti. Una sostanziale riduzione delle competenze delle Province consentirebbe un significativo snellimento dei relativi apparati burocratici e degli organi rappresentativi e non trascurabili risparmi.” (pag. 11, grassetto nostro); Con riferimento al contenimento dei costi delle strutture amministrative, sono necessari processi sistematici di revisione della spesa (spending review), che consentano di valutare attraverso analisi dettagliate l’adeguatezza dell’entità di ciascuna voce di spesa indipendentemente dal suo livello storico. Ciò consentirebbe di evitare che i tagli abbiano ripercussioni negative sull’efficacia dei servizi pubblici, divenendo insostenibili nel medio termine. A fronte del significativo aumento della pressione fiscale non deve verificarsi un deterioramento della qualità dei servizi offerti. La revisione della spesa dovrebbe considerare l’accorpamento di enti con finalità similari, la concentrazione della presenza territoriale delle amministrazioni allo scopo di conseguire economie di scala, la riduzione delle aree di sovrapposizione, l’accrescimento delle forme di integrazione nella gestione dei servizi amministrativi interni. Per ottimizzare l’allocazione delle risorse è necessario rafforzare l’utilizzo degli indicatori di efficienza delle diverse strutture pubbliche (uffici, scuole, ospedali, tribunali) e ampliare la diffusione dell’informazione circa la qualità dei servizi. Altre valide indicazioni operative su possibili interventi sono state in passato offerte da esercizi parziali e non continuativi di revisione della spesa. Ad esempio, il rapporto della Commissione Tecnica per la Finanza pubblica del 2007 osservava, con riferimento alle attività del Ministero della Giustizia, che recuperi di efficienza possono derivare dalla riorganizzazione geografica degli uffici giudiziari e dal riassetto dei tribunali minori. Nel settore delle infrastrutture la Commissione individuava debolezze nei meccanismi di selezione degli investimenti, nell’attività di programmazione e in quelle di monitoraggio e controllo dei lavori. L’ulteriore riduzione dei trasferimenti agli enti decentrati andrebbe realizzata coerentemente con l’attuazione del federalismo fiscale, accelerando l’applicazione del nuovo meccanismo di finanziamento degli enti basato su costi e fabbisogni standard. L’imposizione di stringenti vincoli di bilancio e l’assegnazione di un’adeguata autonomia impositiva consentirebbero di responsabilizzare gli enti nella gestione dei comparti di loro competenza. L’anticipo dell’utilizzo dei parametri di virtuosità e il ripristino della possibilità di modificare le aliquote delle addizionali regionali e comunali, previsti dalla manovra, muovono in questa direzione.” (cfr. pag 12, grassetti nostri) c) completare la riforma del sistema pensionistico: “Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi. Va tuttavia considerata la possibilità di completare il processo di riforma del sistema pensionistico, correggendo le disparità di trattamento ancora esistenti tra diverse categorie di lavoratori. Si potrebbe prevedere un ulteriore graduale aumento delle “quote” per l’accesso alla pensione di anzianità (date dalla somma degli anni di contribuzione e di età). Si potrebbe altresì anticipare l’incremento dell’età di pensionamento per vecchiaia delle lavoratrici del settore privato da 60 a 65 anni (l’avvio del processo potrebbe essere già a gennaio del 2012, quando alle lavoratrici del pubblico impiego si applicherà il requisito dei 65 anni); l’intervento assicurerebbe risparmi non trascurabili dal 2013 e crescenti negli anni successivi.” (cfr. pag. 11, grassetto nostro); d) ridurre l’evasione fiscale e rimodulare la struttura dell’imposizione fiscale: “L’evasione fiscale continua a essere un fenomeno rilevante: il valore aggiunto sommerso è quantificato nelle statistiche ufficiali in quasi un quinto del prodotto. Le misure incluse nel decreto di agosto sulla riduzione del limite per l’utilizzo del contante e, in misura contenuta, sull’attività di accertamento e su talune sanzioni, vanno nella giusta direzione. Interventi più incisivi consentirebbero di ridurre il peso dell’aggiustamento sui contribuenti che rispettano le norme. Nell’immediato, si potrebbe ulteriormente abbassare la soglia per l’uso del contante. Per il medio termine, vanno seguite le indicazioni contenute nel Rapporto finale del Gruppo di lavoro sull’“Economia non osservata e flussi finanziari”: favorire un maggior uso della moneta elettronica per le spese delle famiglie; accelerare la condivisione delle informazioni tra le diverse amministrazioni; potenziare gli attuali strumenti di misurazione induttiva del reddito (“redditometro” e “spesometro”) e gli studi di settore (prevedendo aggiornamenti annuali e sostituendo il riferimento ai ricavi o ai compensi con quello al valore aggiunto).” …  “Anche in vista dell’entrata in vigore dell’imposta municipale che assorbirà l’attuale ICI e l’Irpef sui redditi fondiari da immobili non locati comprese le relative addizionali, va riesaminato il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare. Tra i principali paesi europei, l’Italia è caratterizzata da una imposizione sulla proprietà immobiliare relativamente bassa. Sulla base dei dati dell’OCSE, in Italia il prelievo è stato in media pari a circa l’1,5 per cento del PIL l’anno tra il 2000 e il 2008; in Francia gli incassi si sono attestati sul 2 per cento del PIL l’anno, mentre nel Regno Unito e in Spagna hanno rispettivamente superato e quasi raggiunto il 3 per cento del prodotto. L’Italia è l’unico paese ad aver abolito l’imposta sul possesso dell’abitazione principale.” (cfr. pag. 13) “La composizione del prelievo fiscale può essere modificata in modo da renderla più favorevole alla crescita. Vi è spazio, ad esempio, per alleggerire il cuneo fiscale riducendo le aliquote contributive non pensionistiche. Attualmente la somma delle aliquote riferite alla Cassa Unica Assegni Familiari e all’indennità di maternità è pari a circa l’uno per cento, con introiti per il bilancio dello Stato dell’ordine di 7 miliardi. La fiscalizzazione di questi contributi per tutti i lavoratori potrebbe essere compensata da un aumento del prelievo sugli immobili oppure dell’IVA. Tale ricomposizione del bilancio pubblico determinerebbe un incremento del prodotto, nell’arco di un triennio, stimabile in 0,3-0,4 punti percentuali, principalmente grazie alla dinamica più sostenuta delle vendite all’estero indotta dal miglioramento della competitività del sistema produttivo.” (cfr. pag. 14) e) disegnare politiche economiche che aiutino le imprese: “Perché siano efficaci, occorre inserirle in un ambizioso disegno organico che miri a ridurre gli oneri amministrativi, migliorare l’efficacia della regolamentazione e stimolare la concorrenza; accrescere la qualità dei servizi pubblici e ottenere migliori condizioni per la realizzazione di infrastrutture; rimuovere gli ostacoli alla crescita delle dimensioni delle imprese, accrescere il capitale umano e agevolare l’innovazione; migliorare il funzionamento del mercato del lavoro. È importante, altresì, definire un quadro complessivo di obiettivi quantitativi e qualitativi e una valutazione dei tempi e delle modalità previsti per conseguirli, con la specificazione degli strumenti che si intenderebbe adottare. Si tratta di una sfida non ordinaria, inderogabile, di portata assai ampia: un innalzamento significativo del tasso di crescita della nostra economia è condizione essenziale non solo del riequilibrio finanziario, ma anche del progresso civile e sociale.” (cfr. pag. 14 e segg.). La testimonianza del dott. Visco offre, su questo ultimo tema, quattro pagine dense di proposte utili per dare impulso alla crescita economica (cfr. pag. 15 e segg,). Tali proposte saranno oggetto del prossimo post, ma ne consigliamo da subito un’accurata lettura.