Varie
27, Nov 2011

Debito pubblico o deficit di conoscenza?

Senza alcuna piaggeria i post di questo blog testimoniano che spesso essi hanno potuto beneficiare delle lucide analisi svolte dal neo Governatore della Banca d'Italia, dott. Ignazio Visco, il quale ha recentemente espresso, nel suo intervento "Investire in conoscenza: giovani e cittadini, formazione e lavoro", alcune fondamentali considerazioni circa il ruolo che la conoscenza ed il capitale umano svolgono nelle società contemporanee. In tempi di crisi finanziaria - che, come tutti ricordano, Marx aveva preconizzato quale principale causa del crollo delle società capitalistiche - può sembrare sterile, o quanto meno eccessivamente intellettuale, dedicare tempo prezioso ad esaminare il ruolo che la conoscenza svolge a favore dello sviluppo economico. I quotidiani riportano analisi terrificanti sulle cause della crisi le quali, però, hanno poco a che fare con l'esame accurato dei fattori strutturali posti a base di essa. Il rischio attuale è che la civilizzazione europea, costituita da persone mediamente sempre più anziane, collassi sotto i continui downgrading dei rating di stati e banche senza poter far piena leva sulla principale risorsa di cui essa dispone, la conoscenza. Per quanto concerne l'Italia, se anzichè il debito sovrano fosse proprio il nostro deficit di conoscenza il problema numero uno? E se anzichè accontentarci di assumere l'Italia quale Paese di ignoranti (il che, in parte, è vero ma non ha impedito la creazione di un'economia vitale ed importante) elevassimo la visione su ciò che può essere fatto, anche in breve tempo, per riconfigurare ed estendere le competenze ed i saperi che si annidano nella difficile morfologia della nostra terra? Più che il debito pubblico, il problema dell'Italia è il suo deficit di conoscenza, e ciò per almeno tre motivi. Primo, la crisi finanziaria è piombata come una meteora su una società che è oggi molto più interconnessa, soprattutto grazie al web, rispetto a quanto lo fosse nelle precedenti crisi. Secondo, sono oggi disponibili molti più strumenti di sviluppo della conoscenza di quanto non sia mai avvenuto nel corso della storia. Terzo, come sosteneva Richard Normann la proprietà dei mezzi di produzione è oggi nelle mani dei lavoratori (giusto per chiudere ogni spiraglio rivoluzionario alla precedente citazione di Marx) dato che in un mondo intriso di tecnologie la conoscenza E' il principale fattore di produzione. Ciò premesso, le accurate Considerazioni Iniziali del Governatore sono da meditare con grande attenzione. Il Paese ha bisogno di autostrade tecnologiche, di maggiori gradi di libertà di azione (concreta, e non filosofica, nel senso in cui la intende un grande conoscitore di essa come il premio Nobel Gao Xingjian) e di responsabili "teaching teachers" capaci di aiutare i giovani, le imprese ed i mercati a dare avvio ad una nuova dimensione dello sviluppo economico. Perchè invece di attendere con inarrestabile lentezza la propria rovina, il Paese non lavora velocemente per creare le opportunità di un nuovo sviluppo economico? Potete accedere all'intervento del dott. Visco, direttamente dal sito della Banca d'Italia, cliccando qui.